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Dopo una pausa di tre anni si
è celebrata a Parigi, nell'ambito dell'Intersuc, la decima edidizione
del Grand Prix International de la Chocolaterie, organizzata da Cacao
Barry.
Dal suo debutto, nel 1984, il concorso si è subito affermato a tutta gloria del cioccolato e dei più grandi cioccolatieri. Nell'ultima tornata, dal 20 al 24 aprile, sono scesi in campo a Parigi 35 concorrenti da Francia, Hong Kong, Italia, Lussemburgo, Spagna e Usa, che si sono misurati sul tema "Le arti ed i mestieri". L'Italia era rappresentata da Omar Busi e Marco Baldoni di Pieve di Cento, Bo, e Raffaele Capparelli di Napoli, che si sono ispirati alla misurazione del tempo, alla clessidra, agli orologi ed all'arte del liutaio. L'Italia ha avuto l'onore di esprimere il presidente della giuria, Andrea Slitti, figura carismatica di grande levatura, ammirata e stimata per la minuziosità e l'approfondimento dei suio giudizi. In giuria, per l'Italia, anche Danilo Freguja ed Emilia Chiriotti. Il regolamento del mondiale del cioccolato, che raduna a Parigi i finalisti delle varie nazioni, prevedeva che l'elaborato fosse giudicato su 20 punti in base all'aderenza al tema, all'accuratezza dell'esecuzione e al valore artistico; per la categoria degustazione, richiedeva un tipo di pralina e una barretta di cioccolato con due strutture, valutate su 20 punti, in base alla finezza del sapore, all'originalità e alla raffinatezza di lavorazione. "Arte e mestiere si fondono quando l'artigiano supera il semplice atto di produrre e ricerca con passione il bello, mai disgiunto, nel caso dell'arte dolciaria, dal buono", hanno commentato gli organizzatori. "E' la differenza tra il consueto e l'eccezionale che consente di dire se un mestiere è svolto con arte. Da sempre e in ogni nazion e si contano migliaia di artigiani che eccellono in campi diversi: dalla lavorazione del vetro alla moda, dalle creazioni di profumi a quella dei gioielli, dei mobili...per giungere alla gastronomia". Il tema stimolava i concorrenti ad illustrare una raffigurazione e l'essenza stessa dell'attività prescelta, in cui la mano viene ispirata e condotta dalla tecnica e dall'estro creativo. A Parigi si sono potute ammirare le diverse interpretazioni dei pasticceri-cioccolatieri che, plasmando o scolpendo il cioccolato, si sono ispirati all'arte floreale, al ricamo, al ferro battuto, alla liutiera, alla falegnameria, all'arte del vasaio, alla scultura, alla stampa ed alla misurazione del tempo e dello spazio. Quest'ultimo è stato l'aspetto più illustrato: l'orologio come misura classica del tempo, i suoi ingranaggi, i sistemi più antichi di sestanti, l'orologio astronomico di Collin Wagner, oppure gli strumenti per conoscere l'infinitamente lontano e l'infinitamente piccolo"; cannochiali, telescopi e l'antica sfera armiliare. Ed è appunto con quest'ultima raffigurazione che Frédéric Haweker, pasticcere-cioccolatiere di Mégève, Francia, ha vinto il primo premio per la presentazione, seguito da Frank Kestener e da Pascal Sebilotte. Per la degustazione la palma è andata a Joel Ehrhart di Obernay, Francia; secondo, Philippe Noehringer, Lussemburgo; terzo Frank Kestener. Gli applausi più scroscianti sono andati a Frank Kestener che, dalla sommatoria dei punteggi delle due categorie è risultato vincitore assoluto del Trofeo Cacao Barry 2002. Frank ha presentato un elaborato calzante non solo al tema, ma allo spirito del concorso. Un lavoro evocativo, perfettamente "cioccolatoso": la manovella indica la messa in moto degli ingranaggi meccanici, ma anche l'impulso degli ingranaggi della creatività, in grado di far scaturire svariati tipi di arti e mestieri (stampa, meccanica, costruzione). "Ottima l'aderenza al tema, in buon equilibrio di forme - ha commentato il presidente Andrea Slitti - ma ciò che più mi preme evidenziare è che si tratta veramente di un'opera di cioccolateria, in cui la nobile materia prima viene esaltata nella sua naturalità, senza far ricorso a lachhe o a colorazioni eccessive, come purtroppo si è visto in altri lavori". Quella dei colori, a volte anche violenti ed estemporanei e, soprattutto, applicati sul lavoro finito e non sulla massa iniziale, rappresenta una nota dolente, unitamente all'uso di materiali deversi dal cioccolato, come ad esempio ghiaccia, ed alla tendenza sempre più marcata di andare verso interpretazioni di puro design. "Tutti questi sono fattori - ha continuato Slitti - che fuorviano dal discorso dell'arte del cioccolato per aprire la porta verso la scultura vera e propria. Inoltre, così facendo, si rischia di far dimenticare l'attrazione e la seduzione golosa da sempre esercitata dal cioccolato, reso troppo "freddo" dalle più recenti tendenze design e dal fatto che, in certe opere, le praline passano quasi inosservate. Da sottolineare ancora che altri lavori, di progettazione più complessa, risultavano non ben finiti e un po' grazzi; per un mondiale occorrono più accuratezza e pulizia". Per quanto concerne la degustazione, sono emersi commenti ed annotazioni ricchi di insegnamenti. "La richiesta di presentazione, oltre alle praline, della barretta di cioccolato, non è stata casuale", hanno ricordato gli organizzatori. "Occorreva esprimere esattamente il concetto di barretta, che potrà assumere un valore positivo per aumentare le vendita del cioccolato artigianale; il mercato di questo segmento lascia spazio e conviene quindi ricercare e mettere a punto novità golose". "Le praline, che sono una delle più belle espressioni del cioccolato - ha commentato Gérard Gautheron, della scuola Lenotre, vicepresidente della giuria degustazione - si sono rivelate buone nell'insieme, ma rimpiangiamo, in un certo senso, la "saggezza" dei concorrenti; in altre parole, bisogna osare di più, essere più audaci e ricercatori di nuovi gusti, inoltre bisogna dedicare alle praline la stessa minuzia riservata all'elaborato". Tutte le argomentazioni espresse da alcuni giurati e dal presidente Slitti sono volte alla continua evoluzione e all'eccellenza del Grand Prix, concorso di riferimento mondiale per il cioccolato, perchè è il punto d'incontro del bello e del buono, in quanto la presentazione e la degustazione sono giudicate con pari punteggio. *Presidente e coordinatore delle giurie, l'italiano Andrea Slitti si è anche distinto per l'approfondimento, la cura e l'attenzione precisa ai vari aspetti del concorso, compreso il sondaggio delle opere vincitrici, per verificare che nessuna armatura segreta sostenesse il fragile miracolo d'equilibrio. A commento finale, Slitti, dopo aver lodato l'alto livello dei concorrenti, li ha esortati a "non abusare della stampistica ed evitare i colori applicati sull'opera finita. Solo la vostra mano deve espimersi al servizio del puro cioccolato, la vostra opera sia sempre "unica" e frutto aslusivo della vostra immaginazione e della vostra tecnica". "Un concorso - ha poi aggiunto Slitti - è motivo di riflessione, di preziosi insegnamenti, sempre che si giunga privi di preconcetti e con l'umiltà necessaria a chi vuol progredire". Un'elegante serata di gala, con oltre 200 invitati nei Saloni Veneziani dei Pavillons di Bercy, ha coronato l'evento. Benoit Villers, presidente della Divisione Gourmet di Barry Callebaut, ha dato un caloroso benvenuto a "questo momento di gloria ed anche momento di amicizia; il mio ringraziamento particolare va ai finalisti stranieri, che onorano il Grand Prix, con l'augurio di vedere sempre così alta e quantificata partecipazione". Villers ha poi consegnato i premi ai "laureati": per il vincitore assoluto un assegno per un viaggio, del valore di 3.800 euro; per i primi classificati delle due categorie, un viaggio per l'ammontare di 1.143 euro; ai secondi una valigia Lancel, ed ai terzi una valigia professionale. A tutti i partecipanti un orologio Cacao Barry ed il diploma. E, dopo le fotografie di rito, finalisti e giurati hanno festosamente lanciato i tocchi in aria, mentre nel salone veneziano echeggiavano le note del brindisi della Traviata. |
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