per gentile concessione
della rivista Food
La
storia del caffè è davvero lunga. Si parla di un cammino
iniziato intorno al 900-1000 d.C. e continua ancora oggi con il caffè
divenuto fenomeno di costume, simbolo della socialità ( e noi italiani
che amiamo consumarlo in compagnia lo sappiamo bene)e bevanda che desta
un grande interesse scientifico.
Il caffè è giunto fino a noi seguendo le rotte delle navi,
quelle stesse rotte che hanno portato in Europa tanti altri prodotti e
cibi sconosciuti e come sempre succede in questi casi, la tradizione popolare
e le leggende si intrecciano con la realtà narrando storie più
o meno veritiere intorno alle origini ed alla diffusione di questa bevanda.
Per alcuni studiosi esisteva già ai tempi di Omero e lo si beveva
a Troia. Questa è soltanto una delle tante tesi legate all'origine
del caffè, se volessimo seguire le varie storie ci perderemmo in
una grande quantità di storie conosciute.
Possiamo affermare che già a partire dal 1454 nell'odierno Yemen
era consuetudine sorseggiare il caffè ed il governo ne approvò
il consumo lodando le sue qualità corroboranti contrapposte a quelle
soporifere del qat o kat, bevanda diffusa su tutto il territorio nazionale.
Da qui partì una vera e propria diffusione che toccò le
coste del Mar Rosso, La Mecca e Medina fino a d arrivare al Cairo incontrando
un ampio favore dei popoli arabi favorito anche dal divieto del Corano
di bere vino che trovò immediata sostituzione proprio con il caffè
assumendo l'appellativo ancora oggi valido di "Vino dell'Islam".
Secondo alcuni racconti il caffè stimolando l'intelligenza, la
creatività e la fantasia era visto positivamente dalla religione
islamica che lo contrapponeva al vino che con le sue proprietà
considerate negative era ritenuto responsabile di provocare sonnolenza
e distrazione.
La religione islamica si diffondeva rapidamente e altrettanto rapidamente
portava nei Paesi raggiunti e conquistati il fascino di questa nuova bevanda
scura, il caffè appunto, che giunse a Costantinopoli nel 1517 circa,
dopo la conquista dell'Egitto a opera di Selim primo. Da allora si prese
l'abitudine di berlo in tutto l'impero turco, mentre tale abitudine era
già ben radicata a Damasco (due locali all'epoca noti erano il
Caffè delle Rose ed il Caffè della via della Salvezza) e
ad Aleppo,
Anche a Costantinopoli la diffusione di questa bevanda vide nascere un
gran numero di Caffè alcuni estremamente sfarzosi che servivano
sia come luogo d'incontro e di svago sia come luogo di dibattito politico.
Per quale motivo i Caffè avevano raggiunto un livello di tale popolarità
sia in Medio Oriente, sia in Europa? Sicuramente il fatto che fossero
locali nuovi, mai esistiti prima dove era possibile berlo in compagnia
e tranquillità, caratteristiche che è possibile riscontrare
tutt' ora nei caffè, nei salotti o nei bar.
A far conoscere il caffè in Europa contribuirono i molti viaggiatori,
commercianti ed avventurieri che seguirono le rotte delle navi, ma anche
studiosi, medici a disegnatori. A queste persone il caffè si presentò
come una novità di rilievo ed assoluta e gli diedero una tale importanza
da compilare pagine e pagine di scritti o disegni, ancora oggi possiamo
vedere diverse riproduzioni o miniature dell'epoca inerenti a questo tema.
Tra i tanti autori che ci hanno lasciato una testimonianza vale la pena
ricordare Prospero Albini detto Albus medico e botanico dell'Università
di Pavia, Leonhard Rauwolf medico di Ausburg, suo è uno dei primi
libri che parlano di caffè, Antoine de Galland e Jean Thévenot.
Se non è il caso di soffermarci sulla storia di questi personaggi,
ben più interessante è vedere come il caffè sia giunto
in Italia ed in altre parti d'Europa.
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Il
1615 è considerata la data in cui il caffè fece la sua comparsa
in Europa grazie ai commercianti veneziani seguendo le rotte marittime
che univano l'Oriente con Venezia e Napoli ed il merito di averlo introdotto
spetta al botanico Prospero Alpini che era stato medico del console di
Venezia in Egitto, a G.Francesco Morosini, a Pietro della Valle ed a Fausto
Nairone.
Venezia fu la prima città italiana che conobbe l'aroma del caffè,
per poi diffondersi in tutta la Penisola e divenire punto di riferimento
per mercanti non solo italiani, ma anche provenienti da altri Paesi specialmente
del centro-nord Europa.
Prima di essere consumato come semplice bevanda, il caffè veniva
anche bevuto per sfruttare alcune sue proprietà medicamentose e
digestive e per questo motivo il suo prezzo era piuttosto elevato. Nel
momento in cui si capì che la diffusione del caffè era tale
da poter riempire le casse dello Stato nacquero le prime "Botteghe
del Caffè", la più antica d'Europa, il Caffè
Florian, si trova tutt'ora sotto i portici di Piazza San Marco a Venezia,
per battere la concorrenza, un caffettiere fece pubblicare e distribuire
un libretto che descriveva ed esaltava le proprietà di questo elisir
d'oriente.
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In Italia il caffè
divenne presto dono da offrire in talune circostanze ed offerto come dono
d'amicizia ed amore; era abitudine che i corteggiatori inviassero alle
proprie innamorate vassoi colmi di caffè e cioccolata.
L'affermarsi del caffè come nel mondo musulmano, incontrò
qualche problema, uno in particolare è importante da ricordare
perché legato alla religione: alcuni sacerdoti si mostrarono contrari
alla diffusione di questa bevanda e ne proposero la scomunica ritenendola
una "bevanda del diavolo" e fecero pressione su Papa Clemente
VIII affinché ne vietasse l'uso. A questo punto, il Pontefice,
prima d'interdirla volle provarla di persona e ne rimase talmente colpito
in positivo che non solo decise di non mettere il caffè al bando,
ma addirittura lo volle battezzare rendendolo una "bevanda cristiana".
A partire dal 1683 i caffè in Italia si moltiplicarono e sebbene
Venezia fosse la città dove essi erano più numerosi, presto
altre città della Penisola. Giorgio Quadri nel 1775 fu il primo
a far assaporare ai propri clienti l'autentico caffè alla turca.
Non solo a Venezia, ma anche in altre città fiorirono eleganti
"Caffetterie" dette anche "Caffè Storici" (
Caffè Greco a Roma, Pedrocchi a Padova, San Carlo a Torino e numerosi
altri).
Il nome di questi locali nel corso dei secoli è stato legato a
persone note della società (scrittori, politici, filosofi) che
ne erano abituali frequentatori, conferendo così un ulteriore valore
e prestigio a queste "Caffetterie".
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