Barbaresco

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Regione: Piemonte
Provincia: Cuneo
Altitudine: 273 metri s.l.m.
Abitanti: 634
Patrono: San Giovanni
Mercato: Domenica


 
Descrizione
La leggenda racconta che tra le colline di Barbaresco ebbe i natali Publio Elvio Pertinace, imperatore romano per 87 giorni. Un'importante strada romana passava su queste colline, strada che tuttora emerge tra i filari.
Il paese è caratterizzato da una possente torre risalente al XII secolo, di struttura quasi quadrata con un lato che misura circa nove metri. Con la sua originaria altezza di trentasei metri domina la Valle del Tanaro. La torre è il resto più imponente di una fortificazione (un castello vero e proprio) che un tempo coronava la collina su cui sorge Barbaresco.
Del paese si hanno notizie già nell'XI secolo, in quanto si trova citato nella donazione che il Marchese di Monferrato fece all'abate di Fruttuaria e che l'imperatore Enrico 11 confermò a sua volta nel 1014. Proprio da questa donazione si presume che a quell'epoca il paese avesse già una qualche fortificazione. Nel secolo successivo essa apparteneva ai signori locali, i Di Barbaresco, mentre all'inizio del XIII secolo passò al Comune di Asti. Durante i secoli successivi il castello passò ai Marchesi monferrini, ai Visconti ed infine ai Savoia (1631). Questi ultimi ereditarono in realtà ciò che rimaneva dell'edificio, poco più che un rudere, di cui sopravviveva in relativo buono stato la torre (quella attualmente visibile).
Da Visitare
La torre fu notevolmente danneggiata nel secolo scorso, quando le autorità comunali ne fecero abbattere il tetto per l'arrivo del re Vittorio Emanuele I e della sua consorte: infatti la parte alta venne rimossa per far posto ad un enorme falò di gioiosa accoglienza ai reali in visita.
La Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista è un bell'edificio barocco e ben conservato che si erge nel centro storico tra antichi edifici.
Più dell'architettura è la viticoltura a fare storia qui. Coltivata fin dai tempi dei Romani, la vite dà origine ad un vino che ha raggiunto la fama verso la fine del secolo scorso. Il professor Domizio Cavazza, uno dei personaggi principali nella storia dell'enologia albese, diede infatti vita non solo alla Cantina Sociale di Barbaresco, ma divenne anche il primo direttore della Scuola Enologica albese.
Si racconta che il generale austriaco Melas, nel 1799, ordinò al Comune di Barbaresco di far trasportare al campo di Bra una carra (circa cinquanta ettolitri) di quell'eccellente vino per celebrare la vittoria di Genola.
Come il Barolo, anche il Barbaresco ha avuto solo verso la fine del secolo scorso il suo battesimo ufficiale. L'enologo francese Oudart dopo aver diretto per molti anni le cantine di Cavour a Grinzane, passò ad occuparsi di quelle del conte di Castelborgo a Neive.
Prodigando al Barbaresco le stesse cure che aveva avuto per il Nebbiolo, egli ottenne, all'Esposizione di Londra del 1862, una medaglia d'oro per un nebbiolo da lui presentato come "Neive", trattandosi però naturalmente di un Barbaresco.
Piatti e Prodotti Tipici

Produzioni alimentari
vitello tonnato, tajarin, fritto misto alla piemontese.

Produzione di vini
Secondo tra i grandi vini di Langa, almeno in termini di produzione, il Barbaresco ha sempre sofferto la presenza ingombrante del Barolo sia sul piano qualitativo che su quello dell'immagine. Fin dalla seconda metà del secolo scorso infatti - quando cioè questi due vini sono saliti ufficialmente alla ribalta delle cronache - il Barbaresco è sempre stato considerato un vino di pregio ma più elegante e meno longevo del Barolo e quindi, in modo più o meno esplicito, come un'espressione meno nobile e meno importante del vitigno nebbiolo. Una teoria che ancora oggi trova molti sostenitori e che purtroppo, se si escludono alcuni casi isolati, dei quali Angelo Gaja è il più emblematico, non è stata adeguatamente contrastata nei fatti dai produttori di Barbaresco. Per motivi infatti che è difficile spiegare, se non con il carattere più chiuso e più introverso di questi vignaioli, il «vento rivoluzionario» di cui parleremo nel caso del Barolo e che ha iniziato a spirare tra le colline delle Langhe durante la seconda metà degli anni Ottanta è giunto a Barbaresco solo una decina di anni più tardi e con effetti molto meno «devastanti». Da allora, e nonostante l'andamento non sempre favorevole di alcune vendemmie (leggi 1995 e soprattutto 1994), il livello qualitativo della denominazione è andato comunque pian piano cre- scendo e con esso anche il numero di buoni produttori. Resto tuttavia convinto che ancora molti sforzi debbano essere compiuti per migliorare l'immagine di questa denominazione e sono perciò altrettanto convinto che le potenzialità del Barbaresco, sia a livello viticolo che enologico, siano davvero grandissime.
Vedi anche i comuni di Neive e di Treiso.



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