Questo piatto nella formulazione attuale appare a fine ‘700 - inizio ‘800, benché notizie sui formaggi che «fondono» e «filano» ricorrano
nel trattato sui latticini di Pantaleone da Confienza (1477)
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Prendere la fontina avendo cura di eliminare con la crosta almeno un centimetro e mezzo di polpa a ridosso della medesima (sarà
consumata in ogni modo diversamente), strapparla a dadini e passarla in farina di frumento.
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Porre i dadini in casseruola e coprirli con latte. Mandare a fuoco lento, a bagnomaria, rimestando con un cucchiaio di legno in modo
che nel giro di 7-8 minuti tutta la massa si sciolga e si formi una crema molto legata. A questo punto aggiungere il rosso d’uovo, amal-gamare
bene a caldo, in continuo, senza mai far bollire.
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Al limite del bollore (contare tre sbuffi), togliere dal fuoco, aggiungere il burro, rimestare e servire calda con lamelle di tartufo bianco
d’Alba.
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La crema dovrà presentarsi liscia e fluida. Ruvidità e granulosità del preparato sono da imputarsi alla qualità della fontina utilizzata e,
purtroppo, a quel punto, non vi è più rimedio.
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