Che
la cioccolata sia un valido aiuto nei momenti di tristezza e depressione fa parte
dell'esperienza comune , ma il suo valore antidepressivo è assolutamente reale
ed è legato a tre specifiche attività.
Anzitutto
la cioccolata agisce da catalizzatore , facilitando la produzione di
endorfine, un gruppo di oppioidi prodotti naturalmente dal cervello, con un'azione
simile a quella della morfina , stimolando le sensazioni di euforia e attenuando
il dolore. Va aggiunto che la cioccolata contiene una certa quantità di feniletilamina
( PEA , 1 mg ogni etto ), che fa parte delle sostanze cosiddette simil - lisergiche,
insomma, simili all'LSD.
Il nostro cervello produce naturalmente la feniletilamina
in associazione con sentimenti di desiderio fisico e forse addirittura d'amore,
ma può arrivarvi per via ematica dopo aver consumato una tavoletta di cioccolato.
La cioccolata diventa desiderabile e a volte indispensabile nei momenti difficili
della giornata a causa della sua associazione con la serotonina , uno dei principali
neurotrasmettitori , che svolge un'azione inibitoria e tranquillizzante ,tanto
che una sua diminuzione è messa in relazione con l'aumento di aggressività e tendenza
al suicidio .
Uno studio recente ha messo in evidenza la presenza nel cioccolato del tetraidrocannabinolo
(THC) che è un principio attivo della marihuana.
Anche il tetraidrocannabinolo
avrebbe un suo equivalente naturale nel nostro cervello, l'anandamide , neurotrasmettitore
collegato a forti sensazioni di benessere, picchi di euforia e alterazione della
cognizione del tempo. L'anandamide viene metabolizzata molto velocemente e con
la sua scomparsa vengono meno anche euforia e benessere.
Nella
cioccolata sono stati individuati due componenti capaci di ritardare la dissoluzione
del neurotrasmettitore , prolungando in tal modo le sensazioni piacevoli che derivano
dalla sua produzione naturale nel nostro organismo.
La cioccolata quindi non soltanto è in grado di indurre piacere per la presenza
dell'anandamide , ma riesce a protrarlo facendo perdurare lo stato di benessere
e di soddisfazione.
Le preoccupazioni espresse da alcuni ricercatori e
pubblicate in una ricerca sulla rivista Nature nel 1996 di una possibile dipendenza
nell'assunzione del cacao per la presenza dell'anandamide è stata superata da
successive ricerche che hanno dimostrato che le quantità presenti nel cacao non
sono in grado di provocare nei mammiferi effetti cannabinoide - simili. Infatti
le concentrazioni di questa sostanza nella cioccolata sono bassissime : per ottenere
un effetto psicotropo sarebbe necessario ingerire l'anandamide in concentrazione
100 mila volte superiore rispetto a quella contenuta nella cioccolata .