Perché
in alcune persone il consumo di cioccolata diventa parossistico ? Perché
il cosiddetto ''craving'' , cioè la voglia matta per questo alimento , è un fenomeno
in continua espansione nei paesi occidentali tanto da raggiungere un consumo pro
capite di circa 7 Kg all'anno ? Insomma perché la cioccolata piace tanto
?
A queste domande chi scrive ritiene che non si possa rispondere soltanto con argomentazioni
di neurofisiologia sull'azione combinata dei vari componenti la cioccolata. Se
è pur vero che la presenza di zuccheri semplici innalza il livello ematico di
serotonina e quindi determina un miglioramento del tono dell'umore , che la presenza
di magnesio migliora la capacità dell'organismo di adattarsi allo stress ,come
pure la presenza di sostanze eccitanti simili alla caffeina (metilxantine) hanno
un effetto eretistico , è anche vero che vi deve essere un valore aggiunto che
ne giustifica l'abuso su così vasta scala. Del resto è dimostrato che queste sostanze
chimiche non sono di per sé in grado, anche per grandi quantità di cioccolato
consumato , di determinare processi di dipendenza chimico - farmacologica . La
prima motivazione psicologica all'acquisto e al consumo del cioccolato è l'associazione
di quest'ultimo con una situazione di festa, di incontro, di ricorrenza, quindi
di tipo familiare / emozionale. Il cioccolato evoca momenti celebrativi e quindi
ha di per sé già una valenza positiva perché assume una significanza ludica.
All'idea di cioccolato si associa anche il concetto di dolce tanto che secondo
l'Associazione Internazionale per la ricerca nelle scienze del piacere (ARISE)
l'80 % degli Italiani pensa che il cioccolato sia il dolce più buono in assoluto.
Infine una motivazione all'acquisto e al consumo del cioccolato è l'aspetto squisitamente
alimentare per il suo potere calorico e quella sensazione psicologica di caldo
che il cioccolato dà , diventando un punto di forza nelle diete dei mesi freddi
e nei paesi nordici.
L'alto contenuto calorico ha determinato la ghettizzazione del cioccolato rendendolo
un'alimento trasgressivo perché associato all'obesità e comunque ad una dieta
non corretta. In quest'ultimo caso si viene a determinare un circolo vizioso.
L'atto consolatorio ci fa ingrassare , l'obesità scatena l'ansia che poi verrà
consolata con altro cioccolato. In tal senso il cioccolato appartiene a quella
categoria concettuale di prodotti definiti '' peccati di gola'' e quindi la sua
assunzione viene vissuta come peccaminosa ed ansiogena. Ma
quello che stupisce maggiormente dell'abuso di cioccolato è l'intensità delle
passioni evocate. E' qualcosa di più del semplice piacere della gola : il cioccolato
attrae perché ricco di significati simbolici. E' questa la conclusione a cui perviene
una recentissima ricerca del dott. Piero Aurelio Rosi , psicologo di Perugia.
La cioccolata è infatti la conciliazione di molti opposti : è sia solido che liquido,
chiaro e scuro , dolce e amaro , è certamente bisessuale tant'è vero che si dice
''cioccolata'' quando ci si riferisce a una bevanda calda, ''cioccolato'' parlando
della tavoletta nettamente più fredda e dura. E'
opinione di molti esperti psicologi che la stessa scelta di un tipo o di un altro
di cioccolato è un significativo indice di personalità. Da numerose ricerche si
è evinto che chi preferisce il fondente è di solito una persona matura, in grado
di accettare che accanto al dolce ci sia anche l'amaro e quindi di guardare a
occhi aperti la vita, invece chi ama il cioccolato al latte è un tipo intransigente
severo con se stesso e con gli altri. Non mancano peraltro interpretazioni opposte
di natura psicoanalitica per cui il cioccolato al latte viene considerato un prodotto
''materno'' (simboleggiando l'antico bisogno della suzione) mentre quello fondente
rappresenterebbe l'attacco primordiale al cibo, la necessità di mordere, di masticare. |