Da quel momento
in poi si era consolidata in lei l'avversione totale per il cioccolato,
destinata a durare per tutta la vita, dalla remota infanzia, diciamo,
fino alla tarda vecchiaia.
Allora Garcia elaborò una sua teoria, sperimentandola con i suoi topi;
cioè disse: "questo è giusto, questa avversione si crea, si apprende
facilmente perché una nausea e il cibo che la ha generata sono strettamente
legati. Sarà la stessa costi però per lutti gli stimoli?"
Cominciò a fare delle esperienze in merito e scoprì, invece, che è molto
più facile associare una nausea per un cibo con un cibo, piuttosto che
quel cibo con un calcio nel sedere.
Cioè a dire che se voi prendete un topo e gli dato un calcio nel sedere
quando ha mangiato una certa cosa, non e che associa tanto facilmente
queste due circostanze, cioè si condiziona molto meno, e in molti casi
non si condiziona neppure.
Quindi non è vero che tutti gli stimoli possono essere associati, indipendentemente
dall'origine e dal loro configurarsi. Garcia ha anche scoperto che la
facoltà di apprendere, quella nostra e degli animali (non c'è una grande
differenza - da questo punto di vista - tra l'una e l'altra) sono determinate
entrambe dall'evoluzione, cioè dalle sfide che l'animale e l'uomo hanno
dovuto affrontare nel corso del tempo. Quindi ci sono dei ristretti
limiti all'apprendimento, per cui non è vero che voi possiate prendere
un bambino e farne un cretino o un genio. No, assolutamente ci sono
molti limiti a quello che è il potere del condizionamento. Quindi il
cioccolato ha consentito di dimostrare che, in definitiva, gli etologi
avevano ragione di pensare che tutto quello che è possibile, che si
verifica nel corso dell'evoluzione, condiziona poi la specie successivamente
e determina quelli che possono essere i suoi condizionamenti e le sue
possibilità di apprendere. Cioè noi apprendiamo sì, ma è in base ad
una predisposizione ad apprendere queste cose invece che altre: quindi
noi non siamo completamente liberi come Skinner pensava.
Questo costituisce una sfortuna secondo voi? No, forse costituisce addirittura
una fortuna, perché l'essere umano non può essere condizionato a far
tutto quello che si vorrebbe fargli fare. E oggi vediamo come gli uomini
possano essere condizionati ad andare a bombardare la Serbia facilmente:
quelli sono indottrinati (e, purtroppo, certamente Lorenz ha una certa
ragione a dire che c'è una certa predisposizione nel farsi indottrinare
in questo senso).
Però, nello stesso senso, per altre cose siamo invece completamente
liberi. Dunque il gioco della personalità umana si attua attraverso
questa specie di acrobazia tra ciò che possiamo fare, perché ce lo consente
l'evoluzione, e ciò che non possiamo fare, perché l'evoluzione non ce
lo permette più; tra quello per cui siamo predisposti - che spesso non
è del tutto positivo! - e quello per cui non siamo predisposti e per
il quale non ci si può far predisporre.
Quindi, come vedete, attraverso queste frasi contraddittorie (e diciamo
anche un po' ossimoriche) cerco di dimostrarvi quanto la natura umana
sia problematica. Quindi io devo al cioccolato, per lo meno, di avere
dato una mano alla scuola di etologia, di cui io faccio parte, contro
la scuola dei behavioristi, perché è servito a dimostrare, attraverso
la madre di Garcia, che il dogma del poter apprendere tutto era falso,
e, se non falso, almeno molto parziale. Ed in conclusione: che cosa
devo dire? Da un lato, non amo il cioccolato personalmente, dall'altro
lato gli devo un po' di riconoscenza, per cui lascio giudicare alla
Corte, al Pubblico Ministero e all'avvocato difensore, il senso da dare,
se positivo o negativo nei confronti dell'imputato, a questa mia testimonianza.
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