aceto
balsamico |
COME
NASCE L'ACETO TRADIZIONALE DI MODENA
Chi vuole fare "balsamico"
deve pensare per prima cosa all'uva. La tradizione la vuole
bianca, zuccherina, "Trebbiana" e di collina.
Il rilievo di Castelvetro è "l'isola del tesoro"
per i vignaioli dell'aceto balsamico. Qui una tradizione
centenaria ha appuntato la scelta della materia prima per
ottenere questo balsamo.
Nel '500 un'altra uva bianca, con caratteristiche similari,
venne importata e messa a dimora in questa contrada. Dal
Paese d'origine si chiamò "di Spagna",
il resto l'abbiamo messo noi e tutt'intera la chiamiamo
"Trebbiano di Spagna", una favola di profumi e
zuccheri. Oggi un ricordo. Sopravvive, come documento storico,
in un fazzoletto di vigna a Rubbiara di Nonantola. Ma per
ritornare al Trebbiano di collina la consuetudine vuole
la sua vendemmia procrastinata al massimo, per strappare
alla natura l'ultimo raggio di sole. Pigiatura e mostatura
secondo la tradizione. Senza distrazioni però, che
al primo accenno di fermentazione è d'obbligo togliere
subito il mosto dalle graspe. Prima che s'inizi la trasformazione
degli zuccheri in alcol.
Di seguito, senza concedere tregua, si filtra e si mette
in caldaia, a cuocere su fuoco diretto. E' necessaria una
lenta ebollizione, prolungata sino a "concentrare"
il mosto nella misura desiderata (piuttosto ampio lo spettro
di riduzione, dal 30 al 70 per cento, a seconda delle annate,
del tenore zuccherino dell'uva impiegata, della "politica"
di gestione dell'acetaia). Tolto il "mosto cotto"
dalla caldaia, lo si filtra, lo si lascia raffreddare e
di seguito lo si mette a dimora nelle botticelle. Questa
operazione viene definita "rincalzo", tuttavia
come vedremo più avanti, essa si potrà svolgere
solo dopo aver provveduto ad apportuni "travasi"
tra un vasello (botticella) e l'altro.
Tutta
questa operatività del rincalzo può essere
svolta con sequenza immediatamente cronologica, oppure,
successivamente, in primavera. La scelta dell'una o dell'altra
soluzione ubbidisce a quelle consuetudini che formano il
bagaglio prezioso di ciascuna famiglia. L'operazione dell'alimentazione
della "batteria" col nuovo mosto cotto è
più brigosa da descrivere che da eseguire.
Tuttavia la delicatezza degli interventi richiede buona
pratica e sensibilità particolare per valutare l'entità
di prelievi e per dosare le quantità immesse.
Per
i restanti mesi dell'anno il "balsamico" avrà
solo bisogno di riposo e di discrete ispezioni. Ma affinchè
tutto questo non sappia di "ricetta" universale
dirò che la parte difficile per tenere alla "briglia"
quest'aceto viene con gli anni. A questo punto la tecnica
non serve. A questo punto entra davvero l'uomo con la sua
sensibilità ed esperienza a condurre il "balsamico"
verso la sua età felice, quella del miracoloso equilibrio
che solo l'alchimia del tempo e la mano esperta dell'uomo
sanno concedere a questo prodotto.
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