REPUBBLICA DOMINICANA
Santo Domingo

Chococlub collabora con l'ufficio del turismo della Repubblica Dominicana
e ha l'onore di presentare questo splendido Paese.


 

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La città dei primati

Fondata nell'agosto del 1496 dall'Illustrissimo Governatore delle Terre di Frontiera Don Bartolomeo Colombo, Santo Domingo de Guzman è la più antica città del Nuovo Mondo, culla della civiltà delle Americhe durante i sec. XV e XVI, grazie al suo spirito moderno e cosmopolita. Nel 1990, il centro coloniale della città, che tra le sue mura custodisce più di trecento monumenti di interesse storico, è stato dichiarato dall'UNESCO nel 1990 "Patrimonio dell'Umanità".
Dall'area coloniale che costeggia il fiume Ozama e si distende lungo la strada del porto e il bellissimo malecòn (il viale sul lungomare che si affaccia sulle acque del Mar dei Caraibi), la città si estende ad oriente e a occidente lungo moderni viali di circonvallazione e le strade disegnate per rilassare lo spirito, regalando panorami ricchi di contrasti, unici nel loro genere.
Si consiglia di iniziare la visita della zona coloniale da calle Las Damas, la strada più antica della città più antica del Nuovo Mondo e che prende il nome dalle consorti dei conquistadores. Lasciando spazio all'immaginazione e dimenticando ciò che ci circonda, è ancora possibile immaginare Dona Maria de Toledo, consorte di Bartolomeo Colombo, che attraversa la strada, accompagnata dalle sue damigelle di corte.
Vicino a calle Las Damas, si trova il Paseo de Los Nichos, zona pedonale che prende il nome da un illustre cittadino, Dr. Arturo Pellerano Alfau, fondatore del quotidiano Listfn Diario. Di fronte si trova un complesso militare, accanto al quale si erge la Torre del Homenaje (Torre dell'Omaggio), una solida costruzione medievale costruita tra il 1503 e il 1507, per volere di Nicolas de Ovando.
Si tratta della più antica fortificazione costruita nel Nuovo Mondo che, tra il 1503 e il 1925, ha cambiato bandiera per ben sette volte, passando da una nazione, oggetto di contesa delle sette potenze che hanno occupato militarmente il Paese. Una ballata popolare attribuita a Padre Vasquez descrive la drammaticità della situazione con le seguenti parole: "Ieri spagnolo io sono nato, di pomeriggio francese san diventato, ma poi di sera ero etiope, e oggi mi dicono che sono inglese, e proprio non so cosa ancora diventerò..." La storia della Fortezza è ricca di episodi interessanti. Il 9 luglio 1509 Diego Colombo, figlio di Cristoforo, fece il suo trionfale ingresso investito dei titoli di II Viceré del Nuovo Mondo, II Ammiraglio del Mare Oceano, Primo Duca di Veragua, Primo Marchese di Giamaica e Governatore dell'isola di Hispaniola, accompagnato dalla moglie, Viceregina Maria de Toledo, dagli zii Bartolomeo e Diego Colombo, dal fratello Fernando e dall'entourage di gentiluomini con le rispettive consorti e dame di corte.
Accanto alla fortificazione, nella zona pedonale, si trova una statua di imponenti dimensioni raffigurante Gonzalo Fernandez de Oviedo, cronista delle Indie, che intorno al 1533 scrisse, tra le vecchie mura della fortezza, la sua opera più importante, il "Sommario della storia naturale delle Indie."
Il complesso militare ospita inoltre la Casade Bastidas.Nel 1512, Rodrigo de Bastidas fu eletto sindaco onorario della città di Santo Domingo e quello che era il suo palazzo (chiamato casona in spagnolo), oggi è sede di centri culturali e negozi di artigianato popolare.Di fronte alla Casa de Bastidas, si trova una delle quindici costruzioni ordinate da Ovando nel 1504, oggi sede degli uffici della Sociedad Dominicana de Bibliòfilos (Associazione Bibliofili Dominicani),
che si propone di recuperare le opere letterarie riguardantiil Paese, ristamparle in edizioni di lusso per distribuirle ai soci.
Proseguendo lurrgo la parte occidentale della zona pedonale, dopo aver incrociato una delle strade principali della capitale,calle EI Conde, ci si ritrova davanti a quella che fu la dimora di Hernan Cortés, un'altra delle quindici case di Ovando. Si pensa che fu proprio qui che il semplice funzionario comunale Cortés abbia progettato il piano per la spedizione di conquista del regno di Moctezuma in Messico.
Subito dopo, si apre davanti agli occhi la Plazoleta Maria de Toledo, che la domenica si anima con il mercati no delle pulci.
Restaurato nel 1958 e trasformato nel Panteon Nacional (Pantheon Nazionale), l'edificio dall'austera facciata fu originariamente costruito tra il 1714 e il 1745 per ospitare la chiesa dei Gesuiti. La navata centrale forma una croce con le cappelle laterali, nel cui punto di intersezione si apre una cupola da cui pende un candeliere di bronzo, dono del Generalissimo Francisco Franco al governo dominicano, come contributo spagnolo per il restauro del monumento. Adiacente al Panteon Nacional si trova la Casa de los Jesuitas (Casa dei Gesuiti), una delle strutture più antiche della città, fatta costruire dal Comandante Nicolas de Ovando all'inizio del secolo XVI. Originariamente sede dell'Universidad de Gorjon (Università di Gorjon), venne trasformata nel 1711 nella Casa dei Gesuiti. L'edificio occupa una superficie di 788m2 a forma di squadra ed è collegato tramite i cortili interni alla Casa de Villoria e alla Casa de las Gargolas. Oggi, ospita delle sezioni distaccate del Museo de Las Casas Reales e gli uffici della Fundacion Dominicana para el Desarrollo (Fondazione Dominicana per lo Sviluppo), che ne ha finanziato il restauro. Secondo la leggenda, nell'edificio si sentono strane voci che apparterrebbero alle anime in pena di alcuni gesuiti di "buon cuore".
Dalla parte opposta della strada, si trova la Casa de los Davila e la Casa del Comendador de Lares, Nicolas de Ovando, contraddistinta dallo splendido portale in stile gotico-elisabettiano, esemplare unico del Nuovo Mondo e considerato da alcuni storici dell'arte come un gioiello dell'architettura mondiale.
A fianco si trova, invece, la Capilla de Nuestra Seiiora de los Remedios (Cappella della Nostra Signora dei Rimedi), accogliente edificio costruito quasi interamente in mattoni, che in origine, era la cappella privata della famiglia dei Davila, un importante casato della colonia spagnola, e dove tutte le famiglie della città si riunivano al richiamo dell'Angelus per recitare preghiere dedicate all'Incarnazione. A fianco della cappella è possibile vedere una meridiana, costruita nel 1753 su richiesta di Francisco de Rubio y Peiiaranda, che continua a segnare l'ora esatta.
Dalla piazza potrete ammirare una spettacolare veduta dell'area che ospita una coppia di impressionanti cilindri, straordinaria opera di arte moderna del maestro Carlos Cruz-Diez situata nel quartiere di Villa Duarte, oggi nota con il nome di "Molinos del Ozama", che attraverso la magia dei colori ha volutamente cercato di ricatturare i vecchi silos dei mulini dominicani.

I Palazzi Reali

Dalla parte opposta della strada, si erge un complesso architettonico dalle magnifiche proporzioni che appartiene a quello che un nel periodo coloniale era un complesso denominato Casas Reales (Palazzi Reali). Il 5 aprile 1511 re Ferdinando fondò nell'edificio la Real Audiencia, una Corte Suprema che aveva giurisdizione in tutto il Nuovo Mondo, mentre in seguito ospitò il Palacio de los Gobernadores y de la Capitanla Generai (Palazzo dei Governatori e della Capitaneria Generale). La Real Audiencia riuscì a limitare in qualche modo l'autorità del Viceré Diego Colombo e venne in seguito trasferita a Cuba (12 novembre 1799), dopo che nel 1795 la Spagna cedette alla Francia la parte orientale dell'isola di Hispaniola con il Trattato di Basilea. Sulla facciata meridionale della Casas Reales che dà sulla calle Las Mercedes, è ancora possibile ammirare l'unico esemplare di stemma della regina Giovanna di Castiglia, consorte di Filippo il Bello e anche conosciuta con il nomignolo di "Giovanna la Pazza".
Oggi, a più di tre secoli dalla presenza spagnola sull'isola, è possibile ammirare la copia originale nel Museo de las Casas Reales. Scendendo dalla collina lungo calle Las Damas, è possibile ammirare sulla destra la Puerta de San Diego; costruita tra il 1540 e il 1555, la porta permetteva l'accesso alla parte alta della città dalla zona del porto.
Alla sinistra rimane Plaza de la Contratacion (Piazza del Contrattazione) mentre proseguendo lungo calle Isabel la Catolica si giunge dinanzi alla Casa del Cordon. Edificata all'inizio del sec. XVI, si tratta della prima casa residenziale di Santo Domingo, il cui proprietario originario, Francisco de Garay, giunse sull'isola con Cristoforo Colombo durante il primo viaggio alla scoperta del Nuovo Mondo.
Alcuni documenti storici rivelano che Garay fu il primo notaio pubblico dell'isola, mestiere che gli permise di accumulare una gran fortuna in beni immobili.
Quando il re Ferdinando di Pastiglia nominò Francisco Tapia sindaco della città di Santo Domingo de Guzman, seguendO un consiglio del re stesso, Diego Colombo abbandonò la sua residenza nella Torre del Homenaje per trasferirsi con la moglie e il suo entourage presso la Casa del Cordon. Qui, nacquero le sue figlie, Felipa e Maria, rispettivamente nel 1510 e nel 1511. Oggi l'edificio ospita gli uffici del Banco Popular Dominicano, che ne ha finanziato il restauro.

l'Alcazar de Colon

L'Alcazar de Colon, è un edificio elegante e maestoso fatto costruire da Diego Colombo per ospitare la sua corte. Per la costruzione del Palazzo, iniziata nel 1510, vennero utilizzati 1.500 indios, che lavorarono sotto la supervisione di architetti spagnoli fatti giungere appositamente sull'isola.
Il lavoro manuale venne realizzato utilizzando esclusivamente sega, scalpello e martello. In quest'elegante palazzo, in cui lo stile gotico mudejar (una fusione tra elementi romani, gotici e arte araba) si mescola a quello rinascimentale italiano, non è stato impiegato neppure un chiodo per realizzare le 22 stanze e le 72 porte e finestre che, ancora oggi, ruotano su perni e si chiudono con grosse assi di mogano che impreziosiscono le massicce pareti.
In questo edificio nacquero Giovanna e Isabella Colombo, altre due figlie della coppia reale, mentre nella cappella del palazzo, che conserva ancora oggi la sua struttura originale, si sposarono nel 1517 Enriquillo e Menda.
Probabilmente questi ultimi due nomi non dicono nulla a chi non conosce la storia dell'isola, ma per i dominicani Enriquillo simboleggia l'ideale di ribellione contro l'ingiustizia. La sua biografia ispirò uno dei più grandi romanzieri dominicani, Manuel de Jesus Galvan, che narrò la sua storia in un libro a lui intitolato.
Ci sarebbe molto da dire sulla sua vita, ma per esigenza di sintesi si può iniziare dall'anno 1533 quando, a bordo della nave imperiale, il capitano Francisco de Barrlonuevo sbarcò sull'isola con duecento soldati per consegnare il primo Trattato di Pace registrato nella storia tra il vecchio continente e il Nuovo Mondo, firmato da re Carlo V.
Indirizzato a Enriquillo, tale documento sanciva l'abolizione della schiavitù. Umile indio dal carattere indomito e orgoglioso nella difesa del rispetto e della dignità della sua razza, Enriquillo firmò il documento e come segno di approvazione se lo pose sul capo, ordinando ai suoi seguaci di abbandonare la sierra di Bahoruco per rispettare le clausole del trattato.
All'interno delle mura dell'edificio, tuttora integre, per più di settantasette anni si sono quindi avvicendati intrighi, gioie e dolori dei discendenti di Cristoforo Colombo.
L'Alcazar fu anche la sede del primo tribunale spagnolo nel Nuovo Mondo e della corte del Viceré. Era proprio da qui che veniva amministrato il Nuovo Mondo e fu proprio qui che vennero orchestrate le nuove strategie di conquista e finanziate le spedizioni che portarono in seguito alla conquista e alla colonizzazione di molti paesi tra cui Guatemala, Cuba, Perù, Messico, Florida, Puerto Rico, Colombia e Giamaica. Il palazzo fu restaurato nel 1955 sotto la supervisione dell'architetto spagnolo Javier Barroso.

Le Reales Atarazanas

Gli imponenti e antichi edifici delle Atarazanas (Arsenali) rappresentano una delle migliori espressioni artistiche dei sec. XV e XVI. Vi si accede da uno stretto vicolo, che appena separa questi edifici dall'Alcazar de Colon, il palazzo di Colombo, permette di lasciarsi trasportare con la mente in un'epoca ricca di eventi strettamente legati al patrimonio storico americano. Immaginiamo per un momento che, dalle segrete grate di una delle sue rustiche finestre, si affacci una donna vestita alla moda del tempo, che coprendosi con un ventaglio il volto imbarazzato, saluti timidamente i membri della Corte del Viceré fondata a Santo Domingo.
Dinanzi alle mura, si trova invece un imponente edificio del sec. XVI, restaurato agli inizi del sec. XX, costruito interamente in mattoni, che avrebbe ospitato sia la Casa de Contratacion sia la prima Dogana costruita nel Nuovo Mondo.
Le Reales Atarazanas (Arsenali Reali) costituiscono nella loro imponenza, un esemplare unico nel suo genere nelle Americhe, comparabili solo con gli Arsenali Reali (Atarazanas Reales) di Barcellona in Spagna, a loro volta considerati un gioiello architettonico del porto catalano.
Le Reales Atarazanas sono tra di loro collegate da cortili interni, adibiti oggi a gallerie d'arte, negozi di artigianato, ristoranti e uffici della Sovrintendenza al Patrimonio Culturale, accanto a cui si trova il Museo Virreinal (Museo dei Viceré), dove sono esposti capolavori d'arte e documenti storici di grande interesse, tra cui la copia originale di un documento firmato dai Re Cattolici, Ferdinando e Isabella di Castiglia.
Oltrepassato il torrione, si giunge ad uno splendido vialetto, vicino al luogo in cui Colombo ormeggiò la sua caravella durante il secondo viaggio nel Nuovo Mondo; da qui è possibile vedere sulla sponda orientale del fiume Ozama il Faro a Colon (Faro di Colombo), un mausoleo eretto in sua memoria dove riposano le spoglie del navigatore, la più degna costruzione dedicata in questo secolo a Colombo.
Nella stessa direzione si può sempre vedere la Capilla del Rosario (Cappella del Rosario), la più antica chiesa della città risalente al 1496, quando la città, allora chiamata Nuova Isabella, si distendeva sull'altro versante del fiume. Esistono testimonianze che fu proprio in questo luogo che Fra' Bartolomeo de las Casas celebrò nel 1544 una messa per benedire la spedizione pronta a salpare alla conquista del Guatemala.
Percorrendo la strada fiancheggiata da negozietti di artigianato, si sbuca nella via dedicata a Isabella la Cattolica (calle Isabella Catòica, già calle del Comercio); da qui, girando a destra, si giunge in fondo alla strada davanti a un complesso, unico nel suo genere in città, formato da una chiesa coloniale e una fortezza. Si tratta della Chiesa e della Fortezza di Santa Barbara, costruite intorno al 1574 e situate su quella che in origine era la cava da cui veniva estratta la pietra utilizzata per costruire gran parte dei monumenti della città e delle sue mura. Qui fu battezzato Juan Pablo Duarte, uno dei "padri della patria".
Dai suoi cortili è possibile ammirare da una prospettiva diversa la città coloniale e riposarsi sotto la fortezza prima di riprendere il cammino, questa volta lungo calle Arzobispo Merino, dove ci si imbatte nella Casa de la Moneda (sede della zecca della colonia) e nel Monastero de San Francisco (Monastero di San Francesco), che si erge imponente all'angolo tra calle Delmonte e Tejada. Qui, fu istruito l'indio Guarocuya, battezzato alla fede cristiana con il nome di Enriquillo. Continuando lungo calle Arzobispo Merino e girando a destra in calle Luper6n ci si imbatte,nella successiva traversa, nel più antico ospedale del continente americano, San Nicolas de Bari (Ospedale di San Nicola di Bari). Costruito nel 1503, ha mantenuto nel corso dei secoli il suo imponente aspetto architettonico.

Il Parque Colon

Ritorniamo verso Arzobispo Merino fino a Parque Colòn e da qui a calle EI Conde, una bella zona pedonale, ove è possibile acquistare un'ampia gamma di prodotti, sia nazionali che importati e dove si trovano anche alcuni dei negozi e delle gioiellerie più antiche della città coloniale. Raccontando le vicende della storia della Repubblica Dominicana, non viene forse sottolineato a sufficienza che questo Paese è la casa natale del Nuovo Mondo, uno scrigno pieno di gioielli da serbare nel cuore e nella memoria per i molti che hanno avuto la fortuna di scoprirli insieme a noi dominicani.
La zona coloniale di Santo Domingo conta circa trecento monumenti, chiese, vicoli e palazzi, che consigliamo di visitare gradualmente, non tutti in una volta. Tuttavia, chi è giunto a questo punto deve necessariamente visitare un'altra delle primizie che costituiscono l'orgoglio dei dominicani, la cattedrale di Santa Maria de la Incarnacion, Primada de América (Cattedrale di Santa Maria dell'Incarnazione), Primata delle Americhe.
In un periodo in cui in Spagna si stava affermando una tendenza volta alla rivisitazione delle forme classicheggianti, il 25 maggio 1510 l'architetto Alonso de Rodriguez venne incaricato, per ordinanza reale, di costruire una cattedrale a Santo Domingo de Guzman.
L'architetto salpò alla volta dell'isola di Hispaniola il 13 giugno dello stesso anno insieme a undici manovali e due intagliatori di pietre. Diego Colombo posò la prima pietra e i lavori iniziarono. Tuttavia, il fermento sollevato nell'isola dalle nuove spedizioni dei conquistadores spinse alcuni manovali a partire alla ricerca di avventura e fortuna, rescindendo il contratto; lo stesso Alonso de Rodriguez si imbarcò per il Messico con i progetti, che utilizzò per edificare la Cattedrale di Città del Messico,
Nel 1519 giunse sull'isola il Vescovo Alejandro Geraldini che cercò di riprendere i lavori e continuare la costruzione dell'edificio. Il 25 marzo 1521 posò simbolicamente una seconda pietra ma solo dopo due anni vennero effettivamente ripresi i lavori che terminarono dopo 17 anni, nel 1540, ad eccezione della torre del campanile.
Nella cattedrale si fondano elementi gotici e rinascimentali e, malgrado prevalga lo stile classico, l'edificio è caratterizzato da elementi tardogotici. Nel 1546 papa Paolo III la elevò al rango di cattedrale metropolitana, primata delle Indie Occidentali, conferendole potere ecclesiastico su tutte le altre chiese fondate nel Nuovo Mondo e convertendola nel centro della cristianità di tutto il nuovo continente.
Oltre all'altare maggiore, la cattedrale è composta da 14 cappelle, in cui sono conservate le spoglie di molti personaggi illustri, rimasti indelebili nella memoria popolare del Paese.
Si può accedere all'interno della cattedrale da tre ingressi diversi:
uno sul Iato nord, di fronte al parque Colon, uno su quello sud, di fronte alla Plazoleta de los Curas, conosciuto anche come Puerta del Perdon (Porta del Perdono), Superare la soglia di questa porta significava rifugio e protezione per molti perseguitati politici e dissidenti di uno dei tanti regimi succedutisi sull'isola, quando non erano tutelati in alcun modo da accordi o trattati internazionali.
E malgrado l'esistenza di accordi e trattati internazionali, nati esplicitamente per proteggere la vita dei dissidenti politici, oggi più che mai sono necessarie tante Porte del Perdono.
Alla porta principale, invece, in stile plateresco, si giunge attraverso l'atrio, trasformato in un mercato durante la dominazione haitiana nel secolo XIX.

Le spoglie di Cristoforo
Colombo

Quando Cristoforo Colombo morì a Valladolid il 20 maggio del 1506, re Ferdinando di Castiglia ordinò di posare una lapide sulla sua tomba che recitasse "A Castiglia e Leon, un Nuovo Mondo ha donato Colombo."
Le spoglie di Colombo rimasero a Siviglia fino a quando Maria de Toledo, rispettando le ultime volontà del marito, Diego Colombo, non portò a Santo Domingo, che vennero sepolte sotto l'altare maggiore della cattedrale,
Quando nel 1586 la città di Santo Domingo venne saccheggiata dal pirata Sir Francis Drake, il vescovo della cattedrale ordinò che tutte le iscrizioni fossero cancellate dalle lapidi dei defunti per evitare che le tombe venissero profanate.
Nel 1795, quando la parte orientale dell'isola fu ceduta dagli spagnoli ai francesi in seguito al Trattato di Basilea, l'isola di Cuba, che era rimasta invece sotto il dominio spagnolo, si arrogò il diritto di ospitare i resti di Colombo, in quanto "ritenendo che dovessero giacere in terra di Spagna".
Una commissione incaricata del loro trasporto giunse a Santo Domingo e, sapendo che l'urna si trovava sotto l'altare principale della cattedrale, venne scavato un fosso proprio in quella posizione fino ad estrarre la prima delle urne trovate, pensando che si trattasse di quella di Cristoforo Colombo.
Tuttavia, nel 1877, quando si iniziarono i lavori per il restauro delle parti danneggiate della cattedrale, fu enorme la sorpresa di Padre Francisco Xavier Billini quando il 10 settembre venne portata alla luce un'urna di piombo con la seguente iscrizione "Illustre Don Cristoforo Colombo, Primo Signore delle Americhe", scolpita a Valladolid quando i resti erano stati trasportati in processione per esporli nella cappella di Santa Maria de las Cuevas a Siviglia.
Testimonianza del ritrovamento, l'eminente storico dominicano Emiliano Tejada descrisse le operazioni del ritrovamento delle spoglie del navigatore genovese nella città di Santo Domingo nella sua opera "Los Restos de Colòn" (Le spoglie di Colombo).
Narra che quel giorno il governo, i corpi diplomatici presenti nel Paese e le autorità ecclesiastiche, civili e militari si radunarono nella cattedrale. Di fronte alla folla che si era accalcata allo spargersi della notizia e alla presenza di notai pubblici che autenticassero il documento, si procedette all'apertura dell'urna e all'esame e all'ispezione del suo contenuto.
Il reverendo canonico Francisco Xavier Billini aprì l'urna e mostrò le spoglie al pubblico, che per l'occasione erano state ricoperte da una fine lastra di cristallo intagliato. Dopo aver letto le iscrizioni che apparivano sull'urna, ebbe la prova inconfutabile che "senza dubbio si trattava dei resti dell'Illustre Genovese, Grande Ammiraglio, Don Cristoforo Colombo, Scopritore delle Americhe."
Immediatamente, il ritrovamento delle spoglie venne salutato con 21 cannonate esplose dalla piazza dell'Artiglieria, un tripudio generale di campane e con le note della banda militare, che annunciò al popolo il fausto evento.
Nel 1992, l'urna e il Mausoleo vennero trasferiti al Faro a Col6n (Faro di Colombo), prestigioso monumento eretto in questo secolo per onorare la memoria di colui che scoprì il Nuovo Mondo; in questo luogo giacciono le spoglie del grande ammiraglio, in mostra permanente organizzata dai paesi dell'America Latina, Spagna e altre nazioni del mondo.

Calle EI Cande

Principale arteria commerciale della zona coloniale di Santo Domingo, calle EI Conde è una strada pavimentata che collega il parque Colòn con il parque Independencia. Unica strada pedonale della città, prende il nome dal conte di Penalva, governatore dell'isola di Hispaniola, che nel 1655 impedì che la città fosse conquistata dagli inglesi.
Una volta arrivati al parque Independencia, è possibile visitare il mausoleo, dove vengono custoditi i resti dei Padri della Patria (Duarte, Sanchez e Mella); sul frontone della Puerta de EI Conde si può notare una lampada votiva che brucia in onore dei caduti per la patria, simbolo
del rispetto dei dominicani e della venerazione popolare per le loro gesta eroiche.
Volgendo lo sguardo verso la parte settentrionale della città, è possibile ammirare i resti delle mura che cingevano la città coloniale e il Fuerte de la Concepci6n (Fortezza della Concezione), una torretta militare che risale al sec. XVII.
A sud, invece, lungo calle Palo Hincado, si può vedere la Puerta de la Misericordia (Porta della Misericordia), il luogo in cui Ram6n Matfas Mella proclamò l'indipendenza del Paese il 27 febbraio 1844.
Per chi preferisce noleggiare una macchina, è buona prassi informarsi in anticipo su come raggiungere l'Autopista Duarte dal centro della città. Autostrada definita ecologica, quest'arteria di comunicazione interna offre una magnifica vista panoramica dell'interno dell'isola. La velocità massima consentita è di 80 km/h, con posti di controllo radar lungo il percorso.
Una volta imboccata l'autostrada, ci dirigiamo in direzione nord verso la valle del Cibao che, nella lingua dei tafno significa "molte vette e montagne". Colombo, invece, chiamò questa valle Vega Real, mentre per i dominicani rappresenta "la terra de Maria Santissima".
Inoltre, la Repubblica Dominicana dispone di un servizio di trasporto interurbano che collega le parti dell'isola con itinerari stabiliti, su autobus moderni e dotati di tutti i comfort. Gli autobus partono a orari fissi dai terminai delle località di partenza e destinazione.
Grazie alla terra molto fertile, adatta in particolare alla coltivazione di qualsiasi tipo di cereali, tutta la regione si presenta densamente popolata, come si può notare sporgendo lo sguardo dal finestrino durante il viaggio.
Lungo la strada si incontrano frequentemente cooperative o contadini che vendono la saporitissima frutta di stagione.