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La
città dei primati Fondata
nell'agosto del 1496 dall'Illustrissimo Governatore delle Terre di Frontiera Don
Bartolomeo Colombo, Santo Domingo de Guzman è la più antica città
del Nuovo Mondo, culla della civiltà delle Americhe durante i sec. XV e
XVI, grazie al suo spirito moderno e cosmopolita. Nel 1990, il centro coloniale
della città, che tra le sue mura custodisce più di trecento monumenti
di interesse storico, è stato dichiarato dall'UNESCO nel 1990 "Patrimonio
dell'Umanità". Dall'area coloniale che costeggia il fiume Ozama
e si distende lungo la strada del porto e il bellissimo malecòn (il viale
sul lungomare che si affaccia sulle acque del Mar dei Caraibi), la città
si estende ad oriente e a occidente lungo moderni viali di circonvallazione e
le strade disegnate per rilassare lo spirito, regalando panorami ricchi di contrasti,
unici nel loro genere. Si consiglia di iniziare la visita della zona coloniale
da calle Las Damas, la strada più antica della città più
antica del Nuovo Mondo e che prende il nome dalle consorti dei conquistadores.
Lasciando spazio all'immaginazione e dimenticando ciò che ci circonda,
è ancora possibile immaginare Dona Maria de Toledo, consorte di Bartolomeo
Colombo, che attraversa la strada, accompagnata dalle sue damigelle di corte.
Vicino a calle Las Damas, si trova il Paseo de Los Nichos, zona pedonale che prende
il nome da un illustre cittadino, Dr. Arturo Pellerano Alfau, fondatore del quotidiano
Listfn Diario. Di fronte si trova un complesso militare, accanto al quale si erge
la Torre del Homenaje (Torre dell'Omaggio), una solida costruzione medievale costruita
tra il 1503 e il 1507, per volere di Nicolas de Ovando. Si tratta della più
antica fortificazione costruita nel Nuovo Mondo che, tra il 1503 e il 1925, ha
cambiato bandiera per ben sette volte, passando da una nazione, oggetto di contesa
delle sette potenze che hanno occupato militarmente il Paese. Una ballata popolare
attribuita a Padre Vasquez descrive la drammaticità della situazione con
le seguenti parole: "Ieri spagnolo io sono nato, di pomeriggio francese san
diventato, ma poi di sera ero etiope, e oggi mi dicono che sono inglese, e proprio
non so cosa ancora diventerò..." La storia della Fortezza è
ricca di episodi interessanti. Il 9 luglio 1509 Diego Colombo, figlio di Cristoforo,
fece il suo trionfale ingresso investito dei titoli di II Viceré del Nuovo
Mondo, II Ammiraglio del Mare Oceano, Primo Duca di Veragua, Primo Marchese di
Giamaica e Governatore dell'isola di Hispaniola, accompagnato dalla moglie, Viceregina
Maria de Toledo, dagli zii Bartolomeo e Diego Colombo, dal fratello Fernando e
dall'entourage di gentiluomini con le rispettive consorti e dame di corte.
Accanto alla fortificazione, nella zona pedonale, si trova una statua di imponenti
dimensioni raffigurante Gonzalo Fernandez de Oviedo, cronista delle Indie, che
intorno al 1533 scrisse, tra le vecchie mura della fortezza, la sua opera più
importante, il "Sommario della storia naturale delle Indie." Il
complesso militare ospita inoltre la Casade Bastidas.Nel 1512, Rodrigo de Bastidas
fu eletto sindaco onorario della città di Santo Domingo e quello che era
il suo palazzo (chiamato casona in spagnolo), oggi è sede di centri culturali
e negozi di artigianato popolare.Di fronte alla Casa de Bastidas, si trova una
delle quindici costruzioni ordinate da Ovando nel 1504, oggi sede degli uffici
della Sociedad Dominicana de Bibliòfilos (Associazione Bibliofili Dominicani),
che si propone di recuperare le opere letterarie riguardantiil Paese, ristamparle
in edizioni di lusso per distribuirle ai soci. Proseguendo lurrgo la parte
occidentale della zona pedonale, dopo aver incrociato una delle strade principali
della capitale,calle EI Conde, ci si ritrova davanti a quella che fu la dimora
di Hernan Cortés, un'altra delle quindici case di Ovando. Si pensa che
fu proprio qui che il semplice funzionario comunale Cortés abbia progettato
il piano per la spedizione di conquista del regno di Moctezuma in Messico.
Subito dopo, si apre davanti agli occhi la Plazoleta Maria de Toledo, che la domenica
si anima con il mercati no delle pulci. Restaurato nel 1958 e trasformato
nel Panteon Nacional (Pantheon Nazionale), l'edificio dall'austera facciata fu
originariamente costruito tra il 1714 e il 1745 per ospitare la chiesa dei Gesuiti.
La navata centrale forma una croce con le cappelle laterali, nel cui punto di
intersezione si apre una cupola da cui pende un candeliere di bronzo, dono del
Generalissimo Francisco Franco al governo dominicano, come contributo spagnolo
per il restauro del monumento. Adiacente al Panteon Nacional si trova la Casa
de los Jesuitas (Casa dei Gesuiti), una delle strutture più antiche della
città, fatta costruire dal Comandante Nicolas de Ovando all'inizio del
secolo XVI. Originariamente sede dell'Universidad de Gorjon (Università
di Gorjon), venne trasformata nel 1711 nella Casa dei Gesuiti. L'edificio occupa
una superficie di 788m2 a forma di squadra ed è collegato tramite i cortili
interni alla Casa de Villoria e alla Casa de las Gargolas. Oggi, ospita delle
sezioni distaccate del Museo de Las Casas Reales e gli uffici della Fundacion
Dominicana para el Desarrollo (Fondazione Dominicana per lo Sviluppo), che ne
ha finanziato il restauro. Secondo la leggenda, nell'edificio si sentono strane
voci che apparterrebbero alle anime in pena di alcuni gesuiti di "buon cuore".
Dalla parte opposta della strada, si trova la Casa de los Davila e la Casa del
Comendador de Lares, Nicolas de Ovando, contraddistinta dallo splendido portale
in stile gotico-elisabettiano, esemplare unico del Nuovo Mondo e considerato da
alcuni storici dell'arte come un gioiello dell'architettura mondiale. A fianco
si trova, invece, la Capilla de Nuestra Seiiora de los Remedios (Cappella della
Nostra Signora dei Rimedi), accogliente edificio costruito quasi interamente in
mattoni, che in origine, era la cappella privata della famiglia dei Davila, un
importante casato della colonia spagnola, e dove tutte le famiglie della città
si riunivano al richiamo dell'Angelus per recitare preghiere dedicate all'Incarnazione.
A fianco della cappella è possibile vedere una meridiana, costruita nel
1753 su richiesta di Francisco de Rubio y Peiiaranda, che continua a segnare l'ora
esatta. Dalla piazza potrete ammirare una spettacolare veduta dell'area che
ospita una coppia di impressionanti cilindri, straordinaria opera di arte moderna
del maestro Carlos Cruz-Diez situata nel quartiere di Villa Duarte, oggi nota
con il nome di "Molinos del Ozama", che attraverso la magia dei colori
ha volutamente cercato di ricatturare i vecchi silos dei mulini dominicani. I
Palazzi Reali Dalla
parte opposta della strada, si erge un complesso architettonico dalle magnifiche
proporzioni che appartiene a quello che un nel periodo coloniale era un complesso
denominato Casas Reales (Palazzi Reali). Il 5 aprile 1511 re Ferdinando fondò
nell'edificio la Real Audiencia, una Corte Suprema che aveva giurisdizione in
tutto il Nuovo Mondo, mentre in seguito ospitò il Palacio de los Gobernadores
y de la Capitanla Generai (Palazzo dei Governatori e della Capitaneria Generale).
La Real Audiencia riuscì a limitare in qualche modo l'autorità del
Viceré Diego Colombo e venne in seguito trasferita a Cuba (12 novembre
1799), dopo che nel 1795 la Spagna cedette alla Francia la parte orientale dell'isola
di Hispaniola con il Trattato di Basilea. Sulla facciata meridionale della Casas
Reales che dà sulla calle Las Mercedes, è ancora possibile ammirare
l'unico esemplare di stemma della regina Giovanna di Castiglia, consorte di Filippo
il Bello e anche conosciuta con il nomignolo di "Giovanna la Pazza".
Oggi, a più di tre secoli dalla presenza spagnola sull'isola, è
possibile ammirare la copia originale nel Museo de las Casas Reales. Scendendo
dalla collina lungo calle Las Damas, è possibile ammirare sulla destra
la Puerta de San Diego; costruita tra il 1540 e il 1555, la porta permetteva l'accesso
alla parte alta della città dalla zona del porto. Alla sinistra rimane
Plaza de la Contratacion (Piazza del Contrattazione) mentre proseguendo lungo
calle Isabel la Catolica si giunge dinanzi alla Casa del Cordon. Edificata all'inizio
del sec. XVI, si tratta della prima casa residenziale di Santo Domingo, il cui
proprietario originario, Francisco de Garay, giunse sull'isola con Cristoforo
Colombo durante il primo viaggio alla scoperta del Nuovo Mondo. Alcuni documenti
storici rivelano che Garay fu il primo notaio pubblico dell'isola, mestiere che
gli permise di accumulare una gran fortuna in beni immobili. Quando il re
Ferdinando di Pastiglia nominò Francisco Tapia sindaco della città
di Santo Domingo de Guzman, seguendO un consiglio del re stesso, Diego Colombo
abbandonò la sua residenza nella Torre del Homenaje per trasferirsi con
la moglie e il suo entourage presso la Casa del Cordon. Qui, nacquero le sue figlie,
Felipa e Maria, rispettivamente nel 1510 e nel 1511. Oggi l'edificio ospita gli
uffici del Banco Popular Dominicano, che ne ha finanziato il restauro. l'Alcazar
de Colon L'Alcazar
de Colon, è un edificio elegante e maestoso fatto costruire da Diego Colombo
per ospitare la sua corte. Per la costruzione del Palazzo, iniziata nel 1510,
vennero utilizzati 1.500 indios, che lavorarono sotto la supervisione di architetti
spagnoli fatti giungere appositamente sull'isola. Il lavoro manuale venne
realizzato utilizzando esclusivamente sega, scalpello e martello. In quest'elegante
palazzo, in cui lo stile gotico mudejar (una fusione tra elementi romani, gotici
e arte araba) si mescola a quello rinascimentale italiano, non è stato
impiegato neppure un chiodo per realizzare le 22 stanze e le 72 porte e finestre
che, ancora oggi, ruotano su perni e si chiudono con grosse assi di mogano che
impreziosiscono le massicce pareti. In questo edificio nacquero Giovanna e
Isabella Colombo, altre due figlie della coppia reale, mentre nella cappella del
palazzo, che conserva ancora oggi la sua struttura originale, si sposarono nel
1517 Enriquillo e Menda. Probabilmente questi ultimi due nomi non dicono nulla
a chi non conosce la storia dell'isola, ma per i dominicani Enriquillo simboleggia
l'ideale di ribellione contro l'ingiustizia. La sua biografia ispirò uno
dei più grandi romanzieri dominicani, Manuel de Jesus Galvan, che narrò
la sua storia in un libro a lui intitolato. Ci sarebbe molto da dire sulla
sua vita, ma per esigenza di sintesi si può iniziare dall'anno 1533 quando,
a bordo della nave imperiale, il capitano Francisco de Barrlonuevo sbarcò
sull'isola con duecento soldati per consegnare il primo Trattato di Pace registrato
nella storia tra il vecchio continente e il Nuovo Mondo, firmato da re Carlo V.
Indirizzato a Enriquillo, tale documento sanciva l'abolizione della schiavitù.
Umile indio dal carattere indomito e orgoglioso nella difesa del rispetto e della
dignità della sua razza, Enriquillo firmò il documento e come segno
di approvazione se lo pose sul capo, ordinando ai suoi seguaci di abbandonare
la sierra di Bahoruco per rispettare le clausole del trattato. All'interno
delle mura dell'edificio, tuttora integre, per più di settantasette anni
si sono quindi avvicendati intrighi, gioie e dolori dei discendenti di Cristoforo
Colombo. L'Alcazar fu anche la sede del primo tribunale spagnolo nel Nuovo
Mondo e della corte del Viceré. Era proprio da qui che veniva amministrato
il Nuovo Mondo e fu proprio qui che vennero orchestrate le nuove strategie di
conquista e finanziate le spedizioni che portarono in seguito alla conquista e
alla colonizzazione di molti paesi tra cui Guatemala, Cuba, Perù, Messico,
Florida, Puerto Rico, Colombia e Giamaica. Il palazzo fu restaurato nel 1955 sotto
la supervisione dell'architetto spagnolo Javier Barroso. Le
Reales Atarazanas Gli
imponenti e antichi edifici delle Atarazanas (Arsenali) rappresentano una delle
migliori espressioni artistiche dei sec. XV e XVI. Vi si accede da uno stretto
vicolo, che appena separa questi edifici dall'Alcazar de Colon, il palazzo di
Colombo, permette di lasciarsi trasportare con la mente in un'epoca ricca di eventi
strettamente legati al patrimonio storico americano. Immaginiamo per un momento
che, dalle segrete grate di una delle sue rustiche finestre, si affacci una donna
vestita alla moda del tempo, che coprendosi con un ventaglio il volto imbarazzato,
saluti timidamente i membri della Corte del Viceré fondata a Santo Domingo.
Dinanzi alle mura, si trova invece un imponente edificio del sec. XVI, restaurato
agli inizi del sec. XX, costruito interamente in mattoni, che avrebbe ospitato
sia la Casa de Contratacion sia la prima Dogana costruita nel Nuovo Mondo.
Le Reales Atarazanas (Arsenali Reali) costituiscono nella loro imponenza, un esemplare
unico nel suo genere nelle Americhe, comparabili solo con gli Arsenali Reali (Atarazanas
Reales) di Barcellona in Spagna, a loro volta considerati un gioiello architettonico
del porto catalano. Le Reales Atarazanas sono tra di loro collegate da cortili
interni, adibiti oggi a gallerie d'arte, negozi di artigianato, ristoranti e uffici
della Sovrintendenza al Patrimonio Culturale, accanto a cui si trova il Museo
Virreinal (Museo dei Viceré), dove sono esposti capolavori d'arte e documenti
storici di grande interesse, tra cui la copia originale di un documento firmato
dai Re Cattolici, Ferdinando e Isabella di Castiglia. Oltrepassato il torrione,
si giunge ad uno splendido vialetto, vicino al luogo in cui Colombo ormeggiò
la sua caravella durante il secondo viaggio nel Nuovo Mondo; da qui è possibile
vedere sulla sponda orientale del fiume Ozama il Faro a Colon (Faro di Colombo),
un mausoleo eretto in sua memoria dove riposano le spoglie del navigatore, la
più degna costruzione dedicata in questo secolo a Colombo. Nella stessa
direzione si può sempre vedere la Capilla del Rosario (Cappella del Rosario),
la più antica chiesa della città risalente al 1496, quando la città,
allora chiamata Nuova Isabella, si distendeva sull'altro versante del fiume. Esistono
testimonianze che fu proprio in questo luogo che Fra' Bartolomeo de las Casas
celebrò nel 1544 una messa per benedire la spedizione pronta a salpare
alla conquista del Guatemala. Percorrendo la strada fiancheggiata da negozietti
di artigianato, si sbuca nella via dedicata a Isabella la Cattolica (calle Isabella
Catòica, già calle del Comercio); da qui, girando a destra, si giunge
in fondo alla strada davanti a un complesso, unico nel suo genere in città,
formato da una chiesa coloniale e una fortezza. Si tratta della Chiesa e della
Fortezza di Santa Barbara, costruite intorno al 1574 e situate su quella che in
origine era la cava da cui veniva estratta la pietra utilizzata per costruire
gran parte dei monumenti della città e delle sue mura. Qui fu battezzato
Juan Pablo Duarte, uno dei "padri della patria". Dai suoi cortili
è possibile ammirare da una prospettiva diversa la città coloniale
e riposarsi sotto la fortezza prima di riprendere il cammino, questa volta lungo
calle Arzobispo Merino, dove ci si imbatte nella Casa de la Moneda (sede della
zecca della colonia) e nel Monastero de San Francisco (Monastero di San Francesco),
che si erge imponente all'angolo tra calle Delmonte e Tejada. Qui, fu istruito
l'indio Guarocuya, battezzato alla fede cristiana con il nome di Enriquillo. Continuando
lungo calle Arzobispo Merino e girando a destra in calle Luper6n ci si imbatte,nella
successiva traversa, nel più antico ospedale del continente americano,
San Nicolas de Bari (Ospedale di San Nicola di Bari). Costruito nel 1503, ha mantenuto
nel corso dei secoli il suo imponente aspetto architettonico. Il
Parque Colon Ritorniamo
verso Arzobispo Merino fino a Parque Colòn e da qui a calle EI Conde, una
bella zona pedonale, ove è possibile acquistare un'ampia gamma di prodotti,
sia nazionali che importati e dove si trovano anche alcuni dei negozi e delle
gioiellerie più antiche della città coloniale. Raccontando le vicende
della storia della Repubblica Dominicana, non viene forse sottolineato a sufficienza
che questo Paese è la casa natale del Nuovo Mondo, uno scrigno pieno di
gioielli da serbare nel cuore e nella memoria per i molti che hanno avuto la fortuna
di scoprirli insieme a noi dominicani. La zona coloniale di Santo Domingo
conta circa trecento monumenti, chiese, vicoli e palazzi, che consigliamo di visitare
gradualmente, non tutti in una volta. Tuttavia, chi è giunto a questo punto
deve necessariamente visitare un'altra delle primizie che costituiscono l'orgoglio
dei dominicani, la cattedrale di Santa Maria de la Incarnacion, Primada de América
(Cattedrale di Santa Maria dell'Incarnazione), Primata delle Americhe. In
un periodo in cui in Spagna si stava affermando una tendenza volta alla rivisitazione
delle forme classicheggianti, il 25 maggio 1510 l'architetto Alonso de Rodriguez
venne incaricato, per ordinanza reale, di costruire una cattedrale a Santo Domingo
de Guzman. L'architetto salpò alla volta dell'isola di Hispaniola il
13 giugno dello stesso anno insieme a undici manovali e due intagliatori di pietre.
Diego Colombo posò la prima pietra e i lavori iniziarono. Tuttavia, il
fermento sollevato nell'isola dalle nuove spedizioni dei conquistadores spinse
alcuni manovali a partire alla ricerca di avventura e fortuna, rescindendo il
contratto; lo stesso Alonso de Rodriguez si imbarcò per il Messico con
i progetti, che utilizzò per edificare la Cattedrale di Città del
Messico, Nel 1519 giunse sull'isola il Vescovo Alejandro Geraldini che cercò
di riprendere i lavori e continuare la costruzione dell'edificio. Il 25 marzo
1521 posò simbolicamente una seconda pietra ma solo dopo due anni vennero
effettivamente ripresi i lavori che terminarono dopo 17 anni, nel 1540, ad eccezione
della torre del campanile. Nella cattedrale si fondano elementi gotici e rinascimentali
e, malgrado prevalga lo stile classico, l'edificio è caratterizzato da
elementi tardogotici. Nel 1546 papa Paolo III la elevò al rango di cattedrale
metropolitana, primata delle Indie Occidentali, conferendole potere ecclesiastico
su tutte le altre chiese fondate nel Nuovo Mondo e convertendola nel centro della
cristianità di tutto il nuovo continente. Oltre all'altare maggiore,
la cattedrale è composta da 14 cappelle, in cui sono conservate le spoglie
di molti personaggi illustri, rimasti indelebili nella memoria popolare del Paese.
Si può accedere all'interno della cattedrale da tre ingressi diversi:
uno sul Iato nord, di fronte al parque Colon, uno su quello sud, di fronte alla
Plazoleta de los Curas, conosciuto anche come Puerta del Perdon (Porta del Perdono),
Superare la soglia di questa porta significava rifugio e protezione per molti
perseguitati politici e dissidenti di uno dei tanti regimi succedutisi sull'isola,
quando non erano tutelati in alcun modo da accordi o trattati internazionali.
E malgrado l'esistenza di accordi e trattati internazionali, nati esplicitamente
per proteggere la vita dei dissidenti politici, oggi più che mai sono necessarie
tante Porte del Perdono. Alla porta principale, invece, in stile plateresco,
si giunge attraverso l'atrio, trasformato in un mercato durante la dominazione
haitiana nel secolo XIX. Le
spoglie di Cristoforo Colombo Quando
Cristoforo Colombo morì a Valladolid il 20 maggio del 1506, re Ferdinando
di Castiglia ordinò di posare una lapide sulla sua tomba che recitasse
"A Castiglia e Leon, un Nuovo Mondo ha donato Colombo." Le spoglie
di Colombo rimasero a Siviglia fino a quando Maria de Toledo, rispettando le ultime
volontà del marito, Diego Colombo, non portò a Santo Domingo, che
vennero sepolte sotto l'altare maggiore della cattedrale, Quando nel 1586
la città di Santo Domingo venne saccheggiata dal pirata Sir Francis Drake,
il vescovo della cattedrale ordinò che tutte le iscrizioni fossero cancellate
dalle lapidi dei defunti per evitare che le tombe venissero profanate. Nel
1795, quando la parte orientale dell'isola fu ceduta dagli spagnoli ai francesi
in seguito al Trattato di Basilea, l'isola di Cuba, che era rimasta invece sotto
il dominio spagnolo, si arrogò il diritto di ospitare i resti di Colombo,
in quanto "ritenendo che dovessero giacere in terra di Spagna".
Una commissione incaricata del loro trasporto giunse a Santo Domingo e, sapendo
che l'urna si trovava sotto l'altare principale della cattedrale, venne scavato
un fosso proprio in quella posizione fino ad estrarre la prima delle urne trovate,
pensando che si trattasse di quella di Cristoforo Colombo. Tuttavia, nel 1877,
quando si iniziarono i lavori per il restauro delle parti danneggiate della cattedrale,
fu enorme la sorpresa di Padre Francisco Xavier Billini quando il 10 settembre
venne portata alla luce un'urna di piombo con la seguente iscrizione "Illustre
Don Cristoforo Colombo, Primo Signore delle Americhe", scolpita a Valladolid
quando i resti erano stati trasportati in processione per esporli nella cappella
di Santa Maria de las Cuevas a Siviglia. Testimonianza del ritrovamento, l'eminente
storico dominicano Emiliano Tejada descrisse le operazioni del ritrovamento delle
spoglie del navigatore genovese nella città di Santo Domingo nella sua
opera "Los Restos de Colòn" (Le spoglie di Colombo). Narra
che quel giorno il governo, i corpi diplomatici presenti nel Paese e le autorità
ecclesiastiche, civili e militari si radunarono nella cattedrale. Di fronte alla
folla che si era accalcata allo spargersi della notizia e alla presenza di notai
pubblici che autenticassero il documento, si procedette all'apertura dell'urna
e all'esame e all'ispezione del suo contenuto. Il reverendo canonico Francisco
Xavier Billini aprì l'urna e mostrò le spoglie al pubblico, che
per l'occasione erano state ricoperte da una fine lastra di cristallo intagliato.
Dopo aver letto le iscrizioni che apparivano sull'urna, ebbe la prova inconfutabile
che "senza dubbio si trattava dei resti dell'Illustre Genovese, Grande Ammiraglio,
Don Cristoforo Colombo, Scopritore delle Americhe." Immediatamente, il
ritrovamento delle spoglie venne salutato con 21 cannonate esplose dalla piazza
dell'Artiglieria, un tripudio generale di campane e con le note della banda militare,
che annunciò al popolo il fausto evento. Nel 1992, l'urna e il Mausoleo
vennero trasferiti al Faro a Col6n (Faro di Colombo), prestigioso monumento eretto
in questo secolo per onorare la memoria di colui che scoprì il Nuovo Mondo;
in questo luogo giacciono le spoglie del grande ammiraglio, in mostra permanente
organizzata dai paesi dell'America Latina, Spagna e altre nazioni del mondo.
Calle
EI Cande Principale
arteria commerciale della zona coloniale di Santo Domingo, calle EI Conde è
una strada pavimentata che collega il parque Colòn con il parque Independencia.
Unica strada pedonale della città, prende il nome dal conte di Penalva,
governatore dell'isola di Hispaniola, che nel 1655 impedì che la città
fosse conquistata dagli inglesi. Una volta arrivati al parque Independencia,
è possibile visitare il mausoleo, dove vengono custoditi i resti dei Padri
della Patria (Duarte, Sanchez e Mella); sul frontone della Puerta de EI Conde
si può notare una lampada votiva che brucia in onore dei caduti per la
patria, simbolo del rispetto dei dominicani e della venerazione popolare per
le loro gesta eroiche. Volgendo lo sguardo verso la parte settentrionale della
città, è possibile ammirare i resti delle mura che cingevano la
città coloniale e il Fuerte de la Concepci6n (Fortezza della Concezione),
una torretta militare che risale al sec. XVII. A sud, invece, lungo calle
Palo Hincado, si può vedere la Puerta de la Misericordia (Porta della Misericordia),
il luogo in cui Ram6n Matfas Mella proclamò l'indipendenza del Paese il
27 febbraio 1844. Per chi preferisce noleggiare una macchina, è buona
prassi informarsi in anticipo su come raggiungere l'Autopista Duarte dal centro
della città. Autostrada definita ecologica, quest'arteria di comunicazione
interna offre una magnifica vista panoramica dell'interno dell'isola. La velocità
massima consentita è di 80 km/h, con posti di controllo radar lungo il
percorso. Una volta imboccata l'autostrada, ci dirigiamo in direzione nord
verso la valle del Cibao che, nella lingua dei tafno significa "molte vette
e montagne". Colombo, invece, chiamò questa valle Vega Real, mentre
per i dominicani rappresenta "la terra de Maria Santissima". Inoltre,
la Repubblica Dominicana dispone di un servizio di trasporto interurbano che collega
le parti dell'isola con itinerari stabiliti, su autobus moderni e dotati di tutti
i comfort. Gli autobus partono a orari fissi dai terminai delle località
di partenza e destinazione. Grazie alla terra molto fertile, adatta in particolare
alla coltivazione di qualsiasi tipo di cereali, tutta la regione si presenta densamente
popolata, come si può notare sporgendo lo sguardo dal finestrino durante
il viaggio. Lungo la strada si incontrano frequentemente cooperative o contadini
che vendono la saporitissima frutta di stagione. | |