Indice
In
principio
I primi
I secondi
I dessert
La storia della torta Sacher
Tutte le particolarissime ricette riportate
nel saggio verranno pubblicate su questo sito nei prossimi giorni.
Tornate a farci visita presto!
In
principio...
In principio nacque il cacao. E fu subito gastronomia. L'alone di
sacralità e mistero che ha fin dall'inizio circondato l'albero del
cacao, il suo frutto (la cabossa) e il suo seme (detto comunemente
fava) favorì il suo uso rituale, che prevedeva necessariamente tutta
una sequenza di manipolazioni complesse molto simili a quelle dell'alta
cucina. Pochi sono i documenti sulla preparazione della "cioccolata"
nel periodo precedente la conquista spagnola del Centro America
da parte di Cortés e dei suoi, ma dai glifi e dai vasi olmechi,
come dalle precise rappresentazioni maya, è possibile risalire
a varie "ricette" che prevedevano il rimescolamento accurato di
pasta di cacao con acqua e spezie miste. Una fase importante della
preparazione era quella con cui la bevanda si faceva spumeggiante,
in seguito a ripetuti versamenti e rimescolamenti. La cioccolata
precolombiana, comunque, si gustava sia fredda che calda; anzi
pare che i Maya dello Yucatàn la bevessero calda, mentre gli Aztechi
la preferivano fredda.
Nel 1556 un "Anonimo Conquistatore", che doveva essere un
"gentiluomo" al seguito di Hernàn Cortés pubblica a Venezia una
descrizione di Tenochtitlan in cui si pada della preparazione
della cioccolata.
"Questi semi che chiamano mandorle, ò Cacao si macinano, e si fanno
polvere e macinansi altre semenze picciole che hanno, et gettano
quella polvere in certi bacini che hanno con una punta, poi vi gettano
l'acqua e la mescolano con un cucchiaro, e dopo l'averlo molto ben
mescolato lo mutano da un bacino all'altro, in modo che leva una
spuma, la quale racogliono in un vaso fatto à posta, e quando lo
vogliano bevere, lo rivoltano con certi cucchiari piccoli d'oro
ò d'argento, ò di legno, e lo bevono, e nel bever si ha da aprir
ben la bocca, perché essendo spuma, è necessario di darli luogo
che la si venga disfacendo e mandando giù à poco à poco. E' questa
bevanda la più sana cosa e della maggior sustanza di quanti cibi
si mangiano, e bevanda che si beva al mondo, perché colui che beve
una tazza di questo liquore, potrà quantunche cammini, passarsene
tutto il dì senza mangiare altro."
Il Vescovo Landa riporta ancora qualche cosa di più sulla
preparazione di una ricetta a base di cacao, che sicuramente si
preparava così nel tardo periodo pre-Conquista:
"Fanno con mais macinato e cacao una specie di bevanda schiumosa
che è molto saporita, e con essa celebrano le loro feste. E ricavano
dal cacao un grasso che somiglia al burro, e con questo e con il
mais fanno un'altra cosa da bere che èmolto saporita e tenuta in
gran conto.... Inoltre arrostiscono il mais e lo macinano, e lo
mescolano con acqua, ricavandone così una bevanda molto rinfrescante,
in cui aggiungono un po' di pepe indiano o di cacao."
Questa testimonianza è importante perché documenta una vera preparazione
gastronomica, forse persino quella di una specie di budino, visto
l'uso di farina di mais nel composto, ma oltre tutto fa presente
che già in era precolombiana si produceva il burro di cacao.
La popolazione india dei Lacandoni, considerati i discendenti
diretti degli antichi Maya, possiede tuttora una miriade di ricette
per preparare la cioccolata; sia con gli ingredienti locali della
tradizione antica (vaniglia, achiote, fior di spigo, sapodilla,
mais, miele, chili e pepe garofanato) che con "variazioni" introdotte
sicuramente dagli Spagnoli: zucchero di canna, riso, cannella e
pepe nero. La consistenza gastronomica di queste leccornie è quella
del "frappé" o, per dirla come in Centro e Sud America, "batido".
Nonostante la possibile aggiunta di miele, comunque, tutti sanno
che le prime ricette di cioccolata introdotte nelle corti spagnole
erano amare e piccanti. Solo le elaborazioni successive, dovute
alla fantasia di speziali e confettieri, trasformarono la "cioccolata
amara" in un goloso dolce. Chi fosse rimasto sorpreso dall'insolito
connubio di cacao e peperoncino (o pepe) potrà meditare su quanto
riportato da Sophie D. Coe e Michael D. Coe nel bellissimo libro
La vera storia del cioccolato.
"Popolare e diffusa in tutto il Centroamerica era l'aggiunta di
chili (Capsicum annuum), seccato e ridotto in polvere. Il vocabolario
di Molina chiama questa bevanda "chilcacahuatl"; naturalmente, data
la grande varietà di chili (peperoncini) che crescono in Messico,
il sapore poteva risultare di qualunque tipo da leggermente pepato
a estremamente piccante. Anche noi abbiamo preparato il cioccolato
in questo modo, e possiamo assicurare i nostri lettori che è davvero
buonissimo il chili (reperibile nello scaffale delle spezie dei
migliori supermercati) in polvere infatti è un ingrediente che insaporisce
molto il gelato di cioccolato, e gli dà un piacevole "retrogusto
infuocato" ad ogni cucchiaiata."
Provare per credere!
Antonio Colmenero de Ledesma, nel 1644, fornisce la sua ricetta
di cioccolata, che circolava tra le alte sfere della Corte di Spagna.
Questi gli ingredienti:
100 chicchi di cacao
2 chili (o pepe nero quanto basta)
una mandata di anice "fior di spigo"
2 mecasuchiles (o polvere di rose di Alessanbria)
1 vaniglia
2 once (60 g) di cannella
12 mandorle e altrettante nocciole
1/2 libbra (450 g) di zucchero
achiote (colorante vegetale rosso) a piacere.
E da allora, contrariamente ai gusti di Girolamo Benzoni,
milanese, che nella sua "Historia del Mondo Nuovo" afferma riguardo
al cioccolato: "...il quale più pare beveraggio da porci, che da
uomini.", bisogna dire che in un paio di secoli il fascino indiscreto
del cioccolato ha trascinato l'estro di grandi uomini e di "piccole"
donne a realizzare del veri e propri capolavori di arte gastronomica.
La preparazione della cioccolata, liquida da servire in tazza, e
successivamente del cioccolato, solido in forma di tavolette o blocchi,
passa di Nazione in Nazione attraverso l'Europa. E ogni Paese ne
arricchisce le ricette secondo il gusto e le teorie salutistiche
di cuochi o speziali locali. Così in Francia M. St. Disdier
elabora tre gradi di perfezione possibile per le sue ricette di
cioccolata.
Ricetta 1 (molto buona)
2 libbre (900 g) di cacao preparato
1 e 1/2 libbra (680 g) di cassonade (zucchero grezzo) 6 dramme
(20 g) di vaniglia in polvere
4 dramme (15 g) di cannella in polvere
Ricetta 2 (ottima)
2 libbre (900 g) di cacao preparato
1 e 1/4 libbra (570 g) di zucchero
1 oncia (28 g) di vaniglia in polvere
4 dramme (15 g) di cannella in polvere
Ricetta 3 (extra, per coloro che non temono di mangiare troppo)
2 libbre (900 g) di cacao preparato
1 libbra (450 g) di zucchero raffinato
3 dramme (9 g) di cannella
1 scrupolo (7 g) di chiodi di garofano in polvere
1 scrupolo (7 g) di pepe indiano (chili)
1 e 1/4 oncia (35 g) di vaniglia.
Pare comunque che queste leccornie siano derivate da ricette altrettanto,
e forse più, raffinate importate dall'Italia, e soprattutto dal
Piemonte o dal Granducato di Toscana, a cui la gastronomia del cioccolato
deve veramente molto.
E dopo aver mosso i primi passi nelle tazze dei più bei salotti
d'Europa, il cioccolato entra finalmente "alla grande" in tutte
le cucine, ma questo è un altro genere di … piatti!
Capitolo
"primi"
Cacao e cioccolato giungono sulle tavole europee in un periodo molto
favorevole per la gastronomia "creativa". I nobili del diciassettesimo
e diciottesimo secolo gareggiano anche per lo splendore dei
loro pranzi, e i cuochi non disdegnano gli ingredienti più strani
ed esotici per stupire i commensali. Ecco perché anche le ricette
di primi piatti e di pietanze finiscono per essere spesso aromatizzate
con zucchero, uvetta, canditi, spezie.... e ovviamente cioccolato.
Così, con ingredienti vicini a quelli usati per la bevanda degli
dei Maya, si può preparare una zuppa che prende origine e nome dal
Guatemala.
Zuppa del Guatemala
In Italia è la "pasta nera" a prendere subito un posto importante
tra le ricette illustri. La preparazione delle tagliatelle e delle
lasagne al cacao è tuttora una scelta raffinata della cucina italiana.
Fiamma Nicolini Adinari e Manuela Wezel Grosso riportano, nel loro
Il libro della cioccolata una classica ricetta di
tagliatelle al cacao.
Tagliatelle al cacao
Altre piacevolissime variazioni sul tema si trovano tra Le
cento migliori ricette al cioccolato di Paola Calducci.
Pappardelle al cacao
con sugo di lepre
Tagliatelle nere
in salsa bianca
Tagliatelle al
cacao amaro
Gnocchi al cacao
E a dimostrazione che il cioccolato si può considerare ormai un
ingrediente tradizionale della cucina italiana ecco la ricetta dei
"cjalsons", i particolarissimi tortellini delle terre di Carnia.
Cjalsons ciargnei
Nella cucina tradizionale friulana si trova una ricetta, metà dolce
e metà salata, che si fa come variazione sul tema classico della
polenta.
Pistum
A Trento, nel diciottesimo secolo, il prete Felici Libera non esitò
a trattare argomenti culinari nei suoi libri. E non sono poche le
ricette al cioccolato che in essi vengono riportate. La "minestra
al cioccolato" (fatta con una crema di latte, zucchero, cannella
e tuorlo d'uovo da versare bollente su crostini di pane) pare sia
stata copiata dalla ricetta tedesca denominata "Minestra della salute".
Il riso, altro cardine dei primi piatti nostrani, viene anch'esso
accostato con il cioccolato, ma solo sotto forma di creme e budini
dolci. Per vedere come il nostro "cibo degli dei" possa insaporire
alla grande altri piatti "salati" è invece necessario passare ai
... secondi.
Capitolo
"secondi"
La
prima ricetta di stufato al cioccolato mai comparsa sulla faccia
della terra é sicuramente quella del
"Pavo in Mole plobano".
Il che si può tradurre più semplicemente in "tacchino in salsa alla
moda di Puebla (Messico)". Nel libro La vera storia del cioccolato
si sottolinea come questa ricetta non sia in linea con la tradizione
precolombiana, ma piuttosto con le usanze "creole" che mischiavano
aspetti delle varie culture (tra cui le diverse abitudini alimentari)
degli indios e degli spagnoli.
Anche la storia della nascita del piatto è leggendaria. Una prima
versione, forse la più intrigante, vuole che ad inventare questa
salsa saporitissima sia stata Suor Andrea, la cuciniera del
convento di Santa Rosa a Puebla, incaricata di preparare il pranzo
per il Vescovo Manuel Fernàndez de Santa Cruz y Sahagùn (vissuto
tra il 1637 e il 1699). Pare che la povera suora indaffarata abbia
fatto cadere accidentalmente il vaso del cioccolato nella pignatta
in cui cuoceva la salsa, ma il risultato gastronomico fu così gustoso
da meritare lodi e pubblicazione della ricetta. In un'altra versione
della storia furono invece delle consorelle invidiose a versare
il cioccolato nella salsa per fare dispetto alla cuoca, ma con risultato
tutt'altro che negativo. Che invece la ricetta sia nata per un omaggio
della medesima Suor Andrea alla poetessa messicana Suor Juana lnez
de la Cruz, che era amante del cioccolato, è l'ultima versione della
storia.
Questi sono gli ingredienti dell'antica ricetta tradizionale:
1 tacchino
1 chilo [2 libbre, 3 once] di chili mulato
1 1/4 chilo [2 libbre, 12 once] di chili ancho
1/2 chilo [1 libbra] di pomodori
1 cucchiaino pepe nero
1 cucchiaio cannella
3 tortillas di mais
sale q.b.
500 grammi [1 libbra, 2 once] lardo
300 grammi [10 once] sesamo
3/4 chilo [1 libbra, 10 once] chili pasilla
1/4 chilo 19 once] uva sultanina
1/2 testa d'aglio
1 cucchiaio semi di anice
1 cucchiaino chiodi di garofano
1 Pezzo di pane fritto dorato
4 tavolette di cioccolato
zucchero q.b.
1/4 chilo [9 once] arachidi
Da allora il cioccolato è entrato alla grande nella preparazione
dei sughi più succulenti per carni e cacciagione.
Cinghiale in agrodolce
Coniglio al cioccolato
Focaccia di maiale
Lepre in agrodolce
Lingua in dolce forte
Manzo con cipolline
Oca con verdure e cacao
Pernici al cacao
Pernici negre
Petti di tacchino
con salsa al cacao
Pollo con cipolle e cacao
Spezzatino di manzo
e cioccolato
Vitello in salsa nera
Il connubio gastronomico del cioccolato con il pesce è visto
in modo molto critico da famosi esperti del settore. Ciò non toglie
che esistano alcune particolari ricette da non trascurare.
Provare per credere!
Aragosta alla catalana
Pesce di lago con salsa di
cioccolata
Seppie al cacao
Più pacifica la convivenza del cioccolato con verdure e uova.
Peperoni e pomodori
al cioccolato
Uova strapazzate al cacao
E per finire … fior da fiore tra i dessert
Come avviene per i Santi e per le stelle, è praticamente impossibile
enumerare tutte le ricette che nei secoli sono state inventate con
il cacao o il cioccolato. In ogni caso si tratta di scoperte fondamentali
per la cultura, non solo gastronomica. Non è forse vero come diceva
Brillat-Savarin che la scoperta di un gusto nuovo è più importante
di quella di un astro nel cielo?
Barbajada (Milano XVIII
sec.)
Cocktail al cioccolato
Cocktail Montezuma
Gianduiotto
Pallottole dun-dun alla
cioccolata
Pane di soldato
Quattro quarti al
cioccolato di Juliette
Salame nero
Sanguinacci dolci o
budini
Sorbetto di cioccolata
(Napoli, 1794)
Tartufi di cioccolata
Torta di cioccolata e patate
La storia della "torta Sacher"
La
storia della "torta Sacher" è racchiusa in una lettera, che viene
custodita nell'Hotel Sacher. Datata maggio 1888, si scoprì
in questa lettera che già allora la torta Sacher aveva 56 anni,
così che la sua nascita risale al 1832.
Questa lettera racchiude una lagnanza: in un articolo giornalistico
infatti, nell'elencare tutte le specialità gastronomiche viennesi,
fu dimenticata proprio la "torta Sacher".
Per rimediare ad una tale svista, lo Chef di una "laboriosa casa"
(Hotel Sacher, Wien) inserì in un successivo articolo la "storia
della torta Sacher", nel quale è testualmente scritto: "La torta
Sacher è una invenzione di mio padre, egli vive ancora. Egli stesso
da giovane aveva messo insieme questo dolce e fatto apparire sulla
tavola di Metternich già 56 anni fa, dove incontrò molto successo
da parte dello stesso principe.
Da allora questa torta fu allestita in tutti i posti dove mio padre
ha lavorato, ma ora si può trovare 'solamente' nel mio albergo."
La "torta Sacher", che da allora ha incontrato sempre maggior successo
non necessita più di alcuna propaganda. Da decenni la torta Sacher
viene prodotta e venduta come una specialità viennese solo nell'Hotel
Sacher. Questo locale vende e spedisce questo prodotto di vecchia
bontà a chi desidera questa genuina ed amata specialità viennese.
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